7 gennaio 2013 – Prima di incontrare i giornalisti, i difensori di Salvatore Parolisi sono andati in carcere a fargli visita. Hanno parlato con il caporlamaggiore alcuni minuti nei quali hanno potuto cogliere tutta la preoccupazione dell’imputato alla luce delle motivazioni della sentenza di condanna al carcere a vita.
“E’ una pensa smisurata rispetto al deserto probatorio della sentenza – dichiara l’avvocato Nicodemo Gentile -. Salvatore e’ preoccupato perche’ non sa come difendersi. Ci troviamo ora di fronte a nuove sceneggiature scritte dal giudice Tommolini, in cui nel magma di incertezza gli unici punti fermi restano la morte di Melania e la condanna di Parolisi. Il nostro assistito si vede cambiato il perche’ e il per come del delitto della moglie“. A pagina 60 delle motivazioni c’e’ il cuore della ricostruzione del film omicidiario, in cui il giudice unico ricostruisce gli spostamenti di Parolisi che lascia Colle San Marco il 18 aprile 2011 fino al raptus omicidiario. “Il giudice ha condannato con il dubbio – dichiara Gentile – quando con il dubbio si assolve. Il giudice ha fatto una ricostruzione personalizzata”.
PAROLISI DEVE INCONTRARE LA FIGLIA
Federica Benguardato, uno dei tre difensori di Salvatore Parolisi, annuncia che sara’ tentata l’azione legale volta a far incontrare Salvatore Parolisi con la figlia. L’avvocato basera’ il ricorso sulla relazione rimessa dal Ctu nominato dal giudice tutelare della bimba il 9 gennaio del 2012. “In sostanza – riferisce la Benguardato – il consulente afferma che la bimba ha necessita’ di parlare con il padre e la privazione di questo diritto e’ un problema per la crescita della piccola. C’e’ la necessita’ che la minore dia una figura alla voce del padre che ascolta attraverso il telefono. L’avvocato ritiene che ci sia l’esigenza di far incontrare padre e figlia al piu’ presto.
DIFESA PAROLISI, APPELLO SIA PUBBLICO
“Quello che ci attende e’ un percorso difficile, ma pensiamo di fare un processo pubblico, aperto”. E’ quanto dichiara l’avvocato di Salvatore Parolisi, Nicodemo Gentile. La terna difensiva, ha dichiarato, nel corso della conferenza stampa, che del processo d’appello saranno resi noti tutti i passaggi.
Decorsi 45 giorni dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza, tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo sara’ depositato il ricorso in appello nel quale i legali ritengono di poter smontare “punto per punto” la ricostruzione del giudice Tommolini. “Quello vissuto finora e’ un processo che si basa su regole forzate, evidenziamo, cosi’ come si e’ letto nella sentenza che esistono anomalie, atti mai trasmessi o trasmessi in ritardo; invito il giudice – dice l’avvocato Valter Biscotti – a dirci quali siano. Della sentenza non condividiamo alcuni passaggi.
Il giudice tace su molti rilievi della difesa tipo la presenza di altri soggetti sul luogo del delitto. Sul ritrovamento di perline e capelli che fanno intendere la presenza di qualcuno sul luogo dell’omicidio, il giudice tace e tace sul lavoro del Ris. Dice ad esempio che quell’impronta isolata sul piano del chiosco e’ palmare e non di una calzatura ma non ci spiega come abbia fatto a distinguerlo. La nostra sensazione – aggiunge Biscotti – e’ che in questo processo c’e’ una pre-convinzione del giudice che ha voluto piegare i dati processuali alla sua personale convinzione”.
Gli avvocati si chiedono chi e perche’ il 20 aprile del 2011, alle 7.39, abbia riacceso il cellulare di Melania, rimasto spento dal 18 di aprile, giorno del delitto. Ma anche perche’ non si sia effettuata un’indagine piu’ approfondita sul telefonista anonimo che da una cabina telefonica segnalo’ la presenza del corpo di Melania. Secondo Biscotti non era poi cosi’ difficile, vista la particolare inflessione dialettale del telefonista, risalire alla sua identita’ circoscrivendola al territorio. (AGI)