TERREMOTO L’AQUILA, CIALENTE: “PROROGA EMERGENZA O DOVRO’ DIMETTERMI”

18 dicembre 2012 – Ancora un altro Natale, il quarto dopo il terremoto, nella tristezza di una citta’ distrutta. L’Aquila si prepara a trascorrere festivita’ natalizia “che saranno piu’ buie di quelle del 2009” con circa 32 mila persone ancora in attesa di rientrare nelle loro case.

Seppure “sono state fatte grandi cose pur nella complessita’ della situazione” rimane ancora un centro storico fantasma: degli oltre 900 negozi sono poche decine quelli rimasti aperti, e l’economia della citta’ e’ in serio pericolo. E “sia all’Aquila che in provincia sono tante le aziende che hanno dichiarato di voler ridurre il personale o addirittura di ‘fuggire’, per stabilirsi altrove”. A descrivere l’atmosfera, molto poco natalizia, sono esponenti delle istituzioni, della societa’ civile, del settore economico e della Chiesa, sentiti dall’Adnkronos.

A parlare sono il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, il direttore della Confcommercio Abruzzo Celso Cioni, il direttore dei Beni culturali d’Abruzzo Fabrizio Magani e l’arcivescovo dell’Aquila monsignor Giuseppe Molinari. “E’ un quarto Natale ancora pesantissimo” dichiara Cialente che denuncia: “La gente e’ passata dalla frustrazione alla rabbia crescente. E questo mi preoccupa molto. Spero che qualcuno se ne renda conto e si dia da fare. In citta’ c’e’ molta tensione”. A distanza di tanto tempo da quel 6 aprile 2009 ancora tante persone, ben 32 mila, “non rientrano nelle proprie case- spiega il sindaco – vivono nel progetto case o nei Map (moduli abitativi provvisori), sistemazioni relativamente confortevoli. Altre circa diecimila vivono in autonoma sistemazione, cioe’ si arrangiano. Altri nuclei familiari sono invece ospitati in abitazioni di enti e altri 300 circa dormono dentro le automobili. Abbiamo una poverta’ enorme“.

La causa di questa situazione, secondo Cialente, e’ da attribuire innanzitutto ai tempi troppo lunghi. “Abbiamo perso due anni per l’incapacita’ del commissariamento e della struttura tecnica di missione che ha solo combinato pasticci enormi – sottolinea – La ricostruzione delle case della periferia e’ partita con un ritardo elevatissimo. Solo per capire come si doveva ricostruire hanno impegato 15 mesi. Inoltre, per il rilancio economico produttivo non si e’ fatto nulla, adesso dovrebbero arrivare i soldi per fare qualche investimento.

E la situazione occupazionale e’ spaventosa. Ci vogliono far ripagare anche quel 60% di restituzione delle tasse che ci avevano tolto. La situazione e’ veramente insostenibile”, ribadisce. “La legge Barca prevede che il 31 dicembre finisca definitivamente l’emergenza, mettendo a rischio tutte le forme di assistenza praticate finora. Se non ci sara’ una proroga dovro’ dimettermi, a quel punto la citta’ potra’ essere gestita solo da un commissario prefettizio”.

“Purtroppo – denuncia il sindaco – non ci si rende conto che L’Aquila e’ stata abbandonata, si pensa che sia solo un problema di soldi e invece e’ anche un problema di norme. Per ricostruire abbiamo bisogno, almeno per la citta’, di cinque miliardi subito, e invece ce ne sono disponibili solo due . Alla popolazione aquilana cerco di spiegare, ma la gente e’ stanca e se la prende con me“. Ci sono imprese impiegate nella ricostruzione “in attesa di essere pagate da piu’ di un anno e rischiano di fallire. Il contributo di autonoma sistemazione, con il quale la gente sopravvive, e’ stato erogato con un ritardo di quasi quattro mesi. La gente stava per uccidere me”. E per il futuro “devo essere ottimista per servizio”, conclude il sindaco Cialente.

“Natale all’Aquila e’ piu’ buio di quello del 2009”. Celso Cioni direttore della Confcommercio Abruzzo e’ lapidario. “Il centro storico e’ ancora una realta’ surreale. Dei novecento negozi che c’erano prima del terremoto solo un trentina sono riusciti a riaprire l’attivita’ nel centro, gli altri sono dispersi in un diametro piu’ largo del raccordo anulare di Roma. Quel che e’ peggio e’ che non esiste alcun disegno commerciale ne’ un sostegno da parte delle istituzioni, i commercianti hanno cercato di riposizionarsi su un contesto improvvisato, alla rinfusa e in situazioni di emergenza facendo i conti con una realta’ molto difficile perche’ se e’ vero che il commercio nazionale sta subendo la crisi dei consumi, gli imprenditori aquilani sentono la crisi in maniera amplificata”.

In questi giorni dovrebbe essere approvato il regolamento che riguarda la ‘zona franca’. Saranno destinati circa 9 milioni di euro ai commercianti del centro storico “per aiutare gli imprenditori tramite sgravi fiscali e contributivi per una durata di 15 anni. In modo da consentirgli un po’ di ossigeno”. “Non abbiamo nessun tipo di attenzione – continua il direttore della Confcommercio – dopo la grande ribalta internazionale siamo stati abbandonati al nostro destino, soprattutto a livello economico. Ci auguriamo che si possa recuperare l’attenzione che questa citta’ merita e che non si debba ancora girare per una citta’ fantasma. Vorremmo rivedere questa citta’ rifiorire. I due anni, 2010 e 2011, sono stati praticamente inutili e la responsabilita’ e’ di una classe politica inadeguata”.

Intanto la Confcommercio sta “lavorando su varie progettualita’ per vivere un presente poco entusiasmante e immaginarci un futuro possibile. Una realta’ con una storia di otto/nove secoli non puo’ essere cancellata – conclude Cioni – In queste zone di terremoti ce ne sono stati tanti nei secoli, ma la citta’ e’ sempre risorta, solo da questo non riusciamo a venire fuori. Speriamo di trovare presto una rotta che ad oggi non e’ ancora tracciata ma di cui avremmo veramente bisogno”.

“Oggi gli aquilani possono contare in un centro storico con realta’ precise gia’ restaurate, come la Chiesa di San Biagio, Porta Napoli, Palazzo Ardinghelli. Non si puo’ disconoscere che sono state fatte grandi cose pur nella complessita’ della situazione. Certo il programma di intervento ha ancora bisogno di tempo ma sono stati certamente fatti dei passi importanti”. Ad affermarlo e’ Fabrizio Magani direttore dei Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo.

“E’ una citta’ ancora in forte sofferenza dal punto di vista del recupero del centro storico – sottolinea il direttore – ma si sono create tutte le condizioni per garantirne la tutela per il quale e’ stata anche raggiunta una intesa nell’interesse paesaggistico, questo vuol dire che tutti gli edifici anche non vincolati, saranno nella sostanza considerati dei beni culturali secondo un profilo di conservazione che e’ tipico dei beni culturali stessi”.

Da aprile l’amministrazione dei beni culturali si occupa a pieno titolo dei beni culturali, prima di allora era di competenza del commissario alla ricostruzione. “In questi sette mesi – prosegue Magani – abbiamo provveduto a completare alcuni cantieri, attivato tutte le convenzioni internazionali, quelle inizialmente definite adozioni, con la Germania, il Kazakistan, la Russia e la Francia. Ci sono quindi cantieri gia’ partiti e altri che dovranno partire a breve”.
(Adnkronos)