1 dicembre 2012 – “Le promesse non mantenute all’Aquila, che e’ stata devastata da un terremoto nel 2009, possono essere un monito per la ricostruzione post uragano a New York“.
E’ quanto si legge in un articolo pubblicato da Michael Kimmelman sul sito del New York Times in cui si racconta come subito dopo il sisma in Abruzzo siano stati costruiti degli “alloggi temporanei”, le “‘new towns‘, come le chiamava all’allora primo ministro Silvio Berlusconi “, edificate nell’estensione “della periferia cittadina, tagliate fuori dai trasporti e dalla vita civica”.
“Da allora le autorita’ italiane hanno continuato a promettere di restaurare la citta’ al suo antico aspetto, ma meno di una dozzina di edifici sono stati riparati delle centinaia che sono stati danneggiati nel centro della citta’ che e’ una sorta di citta’ fantasma” scrive ancora il principale critico d’arte del quotidiano newyorkese che e’ stato piu’ volte all’Aquila dopo il terremoto, “l’ultima prima della cerimonia di inaugurazione del nuovo Auditorium di Renzo Piano” quando lo scorso ottobre si e’ registrato, scrive, “un segno di progresso”.
“Anche se L’Aquila non e’ come New York per molti aspetti cruciali, i suoi ultimi anni mostrano come un disastro non solo distrugge le case e prende delle vite, e’ un test per l’immaginazione e la capacita’ di cambiamento di una citta’ ed una nazione“, conclude Kimmelman tornando al paragone iniziale sulla ricostruzione delle case e dei quartieri devastati dall’uragano Sandy nell’area di New York.
(Adnkronos)