EMILIA ROMAGNA, PERCHÉ LE SCUOLE NON HANNO UN INDICE DI RISCHIO SISMICO?

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di Elisabetta Tola, da Wired.it – Seicentodiciassette le scuole verificate in Emilia Romagna dal 2003 a oggi. Questa regione, particolarmente coinvolta dopo il terremoto del maggio scorso, è la prima in Italia per numero di verifiche sismiche effettuate. In assoluto e in relazione al numero di scuole presenti, in totale 4.039. Controlli fatti secondo la legge che nel 2003, dopo il terremoto del 31 ottobre 2002 a San Giuliano di Puglia, ha dato il via alla revisione di materiali e strutture di tutte le scuole ad alto rischio d’Italia, come stiamo raccontando in queste settimane su Wired.

Per la verità, data la priorità alle zone italiane caratterizzate da pericolosità sismica 1 e 2 – che indicano maggiore rischio, secondo la mappa dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia revisionata nel 2003, le verifiche si erano concentrate soprattutto in Romagna. Ma l’Italia è un paese quasi tutto sismico, e il terremoto non conosce confini, come ha ben sperimentato l’ Emilia, in zona 3. Una ragione in più per fare controlli su tutto il territorio.

Purtroppo, dei risultati di queste verifiche sappiamo poco. Non abbiamo per le scuole emiliano-romagnole un indice di rischio 0-1 come abbiamo per l’Abruzzo, in parte già pubblicato da Wired. Ma c’è un motivo, ed è piuttosto fondato, come ci spiega Raffaele Pignone, responsabile del servizio Geologico, sismico e dei suoli della Regione Emilia Romagna: ” Le verifiche, effettuate dagli enti proprietari delle scuole, comuni e province, sono complesse e queste informazioni non sono riducibili a un singolo numero“. La Regione agisce come organo di controllo, sull’utilizzo dei fondi per le verifiche e sulla produzione del rapporto finale. La responsabilità, così come il controllo sulle informazioni, è degli enti proprietari. L’indice 0-1 che abbiamo visto utilizzato per l’Abruzzo non convince tutti. Si tratta di una misura piuttosto controintuitiva che sostanzialmente combina i risultati della verifica strutturale con la pericolosità sismica della zona dove sorge la scuola. ” Un numero come questo però non dà conto della molteplicità dei fattori che entrano in gioco per poter dire se una scuola è sicura“, continua Pignone: ” Di fatto tutta l’edilizia precedente agli anni ’80 non è sostanzialmente a norma, o meglio non è in linea con le norme attuali“. E quindi andrebbe messa in sicurezza. L’indice di rischio 0-1 sarebbe quindi utile solo per confrontare in termini statistici le varie regioni e stabilire criteri per l’assegnazione dei fondi per gli interventi, un compito che spetta alla Protezione Civile.

Indice di rischio a parte, l’Emilia Romagna ha fatto molto. Non solo ha utilizzato i fondi governativi stanziati dal 2003 a oggi ma ha anche cofinanziato gli interventi con fondi propri per un totale di più di un milione di euro. E purtroppo, in queste terre il recente terremoto ha funzionato come controprova.

Perché sono crollati i capannoni, costruiti recentemente ma forse non sempre a norma, come dovranno appurare le indagini che vedono più di 40 indagati tra progettisti, costruttori e anche proprietari. E sono crollati gli edifici storici e le case vecchie, con muri poco spessi, con strutture mantenute poco e male. ” Ma l’edilizia recente ha retto bene“, prosegue Raffaele Pignone: ” E le scuole non fanno eccezione. Ne abbiamo verificate 1.040, dopo il terremoto. Le abbiamo divise secondo una classifica di agibilità: A, agibili; B e C, la maggior parte, hanno subito piccoli danni, su cui si è potuto intervenire in tempo per l’inizio dell’anno scolastico. E poi ci sono quelle inagibili“. Che sono circa il 16%, 161 scuole in tutto. Di oltre 470 lesionate, secondo i dati presentati dalla Regione all’apertura dell’anno scolastico, 150 scuole sono state rimesse in sesto nel corso dell’estate per aprire regolarmente il 17 settembre. Tra le inagibili, una parte ha subito danni gravi e non rimediabili nel breve periodo.

Sono sostituite da 28 prefabbricati duraturi, secondo quanto dichiarato dalla Regione, per un costo complessivo di più di 56 milioni di euro.


Altre hanno subito danni riparabili e sono temporaneamente sostituite da 26 prefabbricati leggeri costati 21,5 milioni di euro. La Provincia di Bologna, per esempio, ha 40 scuole parzialmente inagibili che inizieranno l’anno scolastico con qualche giorno di ritardo e 14 inagibili sostituiti da prefabbricati.

Si lavora poi a un fondo per la costruzione delle scuole nuove, non solo in Emilia ma in tutta Italia.  La consapevolezza da parte delle istituzioni della necessità di intervenire urgentemente sulle strutture scolastiche per metterle in sicurezza è un dato confortante. Il dirigente Miur, Mario Di Costanzo ha dichiarato, ai microfoni di Radio3Scienza, che il Ministero ha già avviato un programma per creare un fondo immobiliare per costruire nuove scuole con criteri nuovi e con la partecipazione di vari soggetti pubblici e privati al momento non ancora definiti. Per esempio, un accordo per un progetto pilota è stato stipulato il 3 luglio scorso proprio tra Miur e Comune di Bologna. Con quali fondi, però, non è dato di sapere. E in tempi di patto di stabilità, spending review e tagli alla spesa pubblica, non è facile immaginare da dove possano venire.

Per ora, in attesa delle opere future che speriamo di vedere un giorno realizzate, cerchiamo almeno di avere un quadro chiaro della situazione presente. Che utilizziamo un indice da 0 a 1 o che abbiamo altri modi di definire il grado di rischio di una scuola, come cittadini la questione più importante è sapere se la nostra scuola di riferimento è stata verificata e quale è stato l’ esito di questa verifica. Il Comune di Bologna, per esempio, sollecitato da vari media locali come l’emittente Radio Città del Capo, ha pubblicato sul sito e inviato ai genitori degli studenti una lettera dettagliata con la situazione delle scuole bolognesi. L’associazione Cittadinanzattiva presenterà il 20 settembre il X rapporto sulla sicurezza qualità e comfort degli edifici scolastici che mette in luce enormi lacune conoscitive a livello nazionale. Conoscere è il primo passo per lavorare in modo trasparente e civile per mettere in sicurezza le scuole dove i nostri figli passano un terzo della propria giornata.

Per questo vi rinnoviamo l’invito a prendere parte alla campagna di Wired per le #scuolesicure e a segnalarci le informazioni sulla vostra scuola a school@wired.it.

di Elisabetta Tola, da Wired.it

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