18 agosto – Il 2012 verrà ricordato come una delle annate più proficue per l’Aquila Reale del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Delle sei coppie presenti, cinque si sono riprodotte con successo portando all’involo avvenuto in questi giorni di fine luglio, sei nuovi giovani esemplari.
La coppia di Amatrice infatti è riuscita ad allevarne ben due; cosa alquanto rara che nel Parco si è verificata solo altre due volte negli ultimi quindici anni. Il monitoraggio svolto dal Servizio Scientifico unito all’analisi dei dati degli anni precedenti conferma lo straordinario evento.
Il trend della popolazione sembra dunque procedere favorevolmente, e, anche se il territorio protetto sembra totalmente occupato dalla specie, ci si aspetta la formazione di almeno un’altra coppia stabile di Aquile. La biologia della specie la rende matura sessualmente dopo il quinto anno e dunque la crescita della popolazione è sempre molto lenta. Essendo un formidabile predatore posto ai vertici delle catene alimentari, il buon successo riproduttivo che nelle Alpi e negli Appenini raramente supera lo 0,5/0,6 , ovvero una coppia su due riesce ad involare un giovane, indica una ritrovata disponibilità trofica con abbondanza di prede.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga tutela circa il 28% delle popolazione di Aquile Reali che gravitano tra le regioni Abruzzo e Lazio e dunque, come per altre specie quali il Lupo o il Camoscio Appenninico, ha elevate responsabilità di conservazione derivate dalla tutela che la Comunità Europea con la nuova Direttiva Uccelli 147/2009 impone ai Paesi facenti parte.
L’impegno da parte dell’Ente Parco che ha visto aumentare la presenza della specie dalle 3 coppie presenti prima della sua istituzione nel 1997 alle 5 coppie di fine anni ’90 alle 6 attuali indica oculate scelte gestionali; in particolare il recepimento delle Linee guida per la riduzione dell’impatto con l’avifauna delle linee elettriche del Ministero dell’Ambiente, la mitigazione del conflitto con gli allevatori sui grandi predatori e gli uccelli necrofagi attraverso lo strumento Comunitario LIFE, la sorveglianza e repressione del bracconaggio con il Corpo Forestale dello Stato.
Non tutti i problemi sono però risolti e ancora tanto lavoro c’è da fare per l’Aquila Reale: con l’accesso veicolare alle quote più elevate non controllato, con i tagli boschivi fuori dalle elementari regole di riconoscimento del ruolo non solo di produzione di legnatico che un bosco offre alla collettività.