TERREMOTO EMILIA: CASAPOUND AIUTA GLI AFRICANI, BUFERA IN RETE

Nel forum Vivamafarka lo scontro tra vecchie e nuove generazioni dell’estrema destra dopo che alcuni militanti avevano partecipato alla cena musulmana nella tendopoli di Scortichino. Per Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, “è un sabba mistoculturale”. Per altri è “imbarazzante”. La replica: “In situazione di emergenza non si sceglie chi aiutare e chi no”

Una foto scattata durante una festa musulmana sotto la tendopoli di Scortichino, una frazione di Bondeno, in provincia di Ferrara: qualche faccia sorridente, una tavola imbandita e scritte in arabo. Un’istantanea come altre, un ritratto tra i tanti del post terremoto in Emilia Romagna, se non fosse per i protagonisti. Immortalati accanto a piatti etnici infatti ci sono sono alcuni dei volontari di CasaPound, impegnati nell’assistenza delle zone colpite dal sisma del 20 e 29 maggio.

Per questo, una volta finita in rete, quell’immagine ha scatenato una vera e propria bagarre virtuale e ha mandato su tutte le furie parecchi militanti della destra radicale, tra i quali anche esponenti storici come già il fondatore del gruppo movimentista di fine anni Settanta Terza posizione, Gabriele Adinolfi, arrivato a definire l’iniziativa emiliana “un sabba mistoculturale”.

La vicenda inizia più di un mese fa in un piccolo centro messo in ginocchio dalle due scosse telluriche. Nel campo sfollati, dove la quasi totalità degli ospiti arriva dal nord Africa, viene organizzata una festa musulmana. E a dare una mano ci sono anche i volontari della Salamandra, associazione di protezione civile che fa capo a Casapound, che all’indomani del primo terremoto del 20 maggio ha raccolto circa 350 persone e le ha mandate tra le tende dei centri di accoglienza emiliani. Lo scatto della festa etnica a Scortichino, tempo pochi giorni, finisce sul forum Vivamafarka, luogo di dibattito virtuale frequentato principalmente da militanti e simpatizzanti di estrema destra.

Apriti cielo. Quelle magliette con il simbolo di Casapound in mezzo a cartelli scritti in arabo non vanno giù. Ne nasce una discussione dai toni durissimi. Alcuni difendono le attività dei volontari, evidenziando come in situazioni di emergenza non si possa “scegliere chi aiutare e chi no”. Ma altri rispondono definendo le immagini “imbarazzanti”. Il più severo tra gli utenti è Metapolis, nickname usato generalmente da Gabriele Adinolfi, personaggio di punta della destra nera italiana. Da lui giunge condanna senza appello alla partecipazione alla festa e, parlando di “sabba mistoculturale”, si augura sia attribuibile “a un colpo di calore o all’assenza di capi in loco”.

I commenti si moltiplicano e presto il dibattito si trasforma in uno scontro tra due fronti. Da un lato c’è chi non vede niente di sbagliato nell’aiutare dei migranti. Dall’altro, invece, compare chi urla allo scandalo e invoca provvedimenti per i protagonisti della fotografia. Fino a quando non interviene Simone Di Stefano, vicepresidente di CasaPound, che mette un freno alle critiche replicando, punto per punto, alle accuse. Innanzitutto, chiarisce come, nei campi sfollati, non ci siano “situazioni di cui i responsabili dell’associazione non siano informati” e poi spiega: “Ci sono foto di fascisti che giocano e si divertono con ragazzi e bambini. Non riusciamo proprio a capire quale sia il problema”.

Insomma, nonostante le bacchettate degli “anziani”, i più giovani “fascisti del terzo millennio” di Casapound, quelli che si dichiarano per una destra sociale, tirano dritto, prendendo le distanze da certe posizioni. “Vivamafarka non è il nostro forum ufficiale e Adinolfi non è il nostro ideologo”, precisa Di Stefano al telefono con ilfattoquotidiano.it. “Non ha mai avuto incarichi direttivi della nostra associazione ed esprime le opinioni a nome suo. Il nostro riferimento è solo la dottrina del fascismo. Siamo per il blocco dell’immigrazione, ma non per questo crediamo che lo straniero sia il nostro nemico”. Infine taglia corto: “A Scortichino abbiamo fatto il nostro dovere, quello è il nostro modus operandi, e il resto non ci interessa”.

Articolo da ilFattoQuotidiano.it