9 luglio 2012 – Il rischio a Roma esiste ma i dati relativi al territorio sono molto scarsi ed è necessario approfondirne le mappe geologiche. Secondo Salvatore Barba, funzionario dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), potrebbe valere la pena approfondire le indagini: metodologie semplici e economiche potrebbero migliorare di molto le informazioni sul territorio della capitale.
«Roma è una zona sismica con magnitudo massima di 5,45 – ha spiegato Barba, – questo vuol dire che esiste la possibilità sporadica, non frequente, di un possibile sisma di 5,45, il problema delle nostre incertezze riguarda la scarsità delle informazioni relative al territorio». Nell’ultimo secolo si sono registrati terremoti piuttosto intensi, nel 1919 di 5,4 gradi ad Anzio e nel 1927 di grado 5 ai Colli Albani che provocò anche danni e feriti nella capitale, eppure le strutture geologiche del territorio laziale sono ancora poco note.
«La carenza di informazioni deriva da più fattori, – ha spiegato Barba, – da un lato i terremoti nel Lazio, diversamente dall’Abruzzo, sono piuttosto rari e generalmente di bassa intensità e una diversa densità di popolazione, dall’altro esistono pochi studi relativi al territorio di Roma e dintorni».
Il funzionario Ingv ha spiegato che attualmente risulta impossibile poter ipotizzare le conseguenze di un sisma del quinto grado nei pressi della città ma che l’VIII commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera sta realizzando una serie di indagini conoscitive in proposito. «Non viene purtroppo sentita l’esigenza da parte delle istituzioni locali, – ha commentato ancora Barba, – di uno studio più approfondito del territorio. Abbiamo i mezzi, attraverso indagini relativamente economiche e non invasive, per poter migliorare di molto le mappe geologiche del territorio che riducano l’incertezza delle nostre conoscenze da km a poche centinai di metri».