Una distesa di braccia. Pronte ai cambi di ritmo. Voci disposte ad urlare dietro alla gola roca di Luciano Ligabue. E ad arrotondarsi per Caterina Caselli e il suo “si muore un po’ per poter vivere”. O ancora a sussurrare i ‘Giudizi universali’ di Samuele Bersani. E’ stato uno spettacolo nello spettacolo, quello offerto dai quasi quarantamila venuti allo stadio Dall’Ara di Bologna per il ‘Concerto per l’Emilià. Non che sul palco lo show fosse da meno. Quasi tutto il meglio della musica emiliano-romagnola a rapporto. Con un ‘quasi’ che coincide con il grande assente: Vasco Rossi, che fin dall’inizio ha deciso di non essere della partita e che anche stasera su Facebook ribadiva che “la solitudine è una necessità…”.
Per il resto, c’erano tutti. C’era Zucchero, che ha rotto gli indugi, prima ancora della sigla televisiva per la diretta su Rai Uno, dettando i tempi con una ballata – ‘Il suono della domenica’ – dedicata proprio a questa sua terra squassata. Pochi minuti ed era inevitabile andare con la mente ai campanili distrutti, ai capannoni venuti giù, alle tende lungo quella “grande pianura” cantata da Francesco Guccini, il primo ad aver aderito all’appello per questo concerto lanciato a pochi giorni dal terremoto dal leader dei Nomadi, Beppe Carletti. Guccini che, in un simbolico passaggio di consegne, ha dato il benvenuto sul palco a Luciano Ligabue. Lui, da grande narratore di questa terra, con due sole canzoni ha raccontato la microstoria dell’Emilia ferita: prima ‘Il giorno di dolore’, “che nessuno te lo spiega perché sia successo a te”; ma poi, la nota positiva con ‘Il meglio deve ancora venire’.
Un’emozione che passa senza fermarsi dal prato dello stadio al retro. Ed è Bersani a raccontare dei “lacrimoni” dei colleghi quando tornano dietro le quinte. Brividi che percorrono la schiena quando sui maxi schermi appare la foto di Lucio Dalla mentre Gianni Morandi, in un duetto con il leader degli Stadio Gaetano Curreri, riporta Bologna a cantare in coro ‘Piazza Grande’. Tra un balletto di una scatenata Raffaella Carrà (che ha orgogliosamente ricordato i suoi natali in questa città), e un fuori programma con gli sciatori Tomba e Razzoli, c’é anche lo spazio per qualche fischio tra il pubblico quando il conduttore, Fabrizio Frizzi, ha ricordato la visita del Papa nelle zone terremotate prevista per domani.
A fare un bilancio ci ha pensato lo stesso Carletti, sul palco accanto al presidente della Regione e commissario straordinario Vasco Errani (che ha assicurato che “non faremo quello che è stato fatto da altri parti. Non ricostruiremo paesi due o paesi tre. Rivogliamo le nostre comunità”): più di un milione di incassi allo stadio e altrettanti, a mezzanotte, con le donazioni via sms. Presenze che si sono fermate oltre le trentaseimila solo per ragioni di sicurezza. Poco prima della mezzanotte, dopo Nek, Paolo Belli, e tutti gli altri artisti che gratuitamente hanno cantato, un secondo omaggio a Dalla è arrivato da un’altra delle artiste più attese, Laura Pausini, che con Cesare Cremonini ha cantato “L’anno che verrà”, iniziata dal cantante bolognese con un “Caro Lucio ti scrivo”. (ANSA)