TERREMOTO EMILIA: BOSCHI “DUE FORTI SCOSSE, GIA’ SUCCESSO E CONTINUERANNO”

29 maggio 2012 – “Quest’ultima forte scossa non è legata direttamente a quella avvertita nei giorni scorsi in Emilia, ma nasce indubbiamente dalla stessa realtà dinamica della zona: sono conseguenze dello stato di tensione e di sforzo in cui si trova questa regione, determinata dalla dinamica dell’interno della Terra e della crosta terrestre che è in continua evoluzione e crea situazioni del genere”. E’ quanto spiega il sismologo Enzo Boschi, raggiunto dall’Adnkronos a Bologna, dove è stata avvertita distintamente la scossa di questa mattina con epicentro nel modenese.

Due scosse forti, era già successo
“In genere, dopo una forte scossa, si registrano solo scosse di assestamento – premette Boschi – Ma in Italia è già successo che due scosse forti, più o meno della stessa entita’, si siano registrate a distanza di pochi giorni, basti ricordare il terremoto in Umbria. E in Friuli si registrarono a distanza di pochi mesi. Quindi non si può escludere neanche questa volta, in Emilia. Il sistema libera energia: può farlo in un solo colpo, in più di uno oppure in piccole fasi successive“.

Altre scosse nei prossimi giorni 
“E’ normale che le scosse si avvertano anche in un raggio molto esteso, da Milano a Bolzano o a Firenze: questo non deve meravigliare. Ancora non siamo in grado di quantificare le scosse che si succederanno in quella zona. Penso che continueremo ancora, almeno per settimane, a osservare scosse successive, come spesso succede in questi casi“.

Mai sopra magnitudo 6
“Quello che è di particolare interesse – sottolinea il sismologo – è che anche la scossa di oggi, di magnitudo 5.8, non abbia superato quota 6, a conferma di quanto abbiamo sempre pensato con un certo margine di confidenza e che cioè in queste zone si possono generare terremoti al massimo di magnitudo 6 ma non oltre”.

INGV: forse una nuova faglia all’origine del sisma
Potrebbe essere la rottura di una nuova faglia all’origine del terremoto di magnitudo 5,8 avvenuto questa mattina nel modenese. Il sisma è avvenuto sul margine occidentale dell’arco di circa 40 chilometri attivato nel sisma del 20 maggio scorso. Allora le scosse più forti erano avvenute nella zona orientale. “Si temeva che con una struttura cosi’ complessa, potesse esserci spazio per altri terremoti di grande entita”‘, ha detto il sismologo dell’ Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato.

Dopo il terremoto del 20 maggio scorso, le repliche più forti (ossia di magnitudo superiore a 5) erano concentrate nella zona di Ferrara. Il terremoto di questa mattina, ha detto ancora Amato, “indica che molto probabilmente sono attive più faglie”.

Come a Colfiorito
Situazioni come queste possono verificarsi quando vengono attivate strutture molto complesse. Per esempio, in passato è avvenuto con il terremoto di Colfiorito del 1997, quando alla prima scossa sono seguite a distanza di giorni nuove scosse importanti.
“La struttura responsabile del terremoto di oggi nel modenese – ha aggiunto il sismologo dell’Ingv – è la struttura complessa del tratto settentrionale dell’Appennino, nel quale la catena montuosa prosegue sotto la Pianura Padana. La struttura
è la stessa legata al sisma del 20 maggio, ma probabilmente avvenuta su una faglia adiacente. Non si tratta quindi una replica in senso stretto”.

Il meccanismo di questo nuovo terremoto sarà chiarito nelle prossime ore, sulla base dei dati rilevati dai sismografi.