21 maggio 2012 – “Ogni realta’ territoriale dove avvengono tragedie come quella del terremoto e’ specifica. Per questo non devono necessariamente arrivare esperti da fuori con la valigetta del pronto soccorso psicologico, come purtroppo e’ accaduto nel 2009 all’Aquila.
Ma e’ necessario, per i colleghi che arrivano da fuori, il confronto con chi lavora gia’ sul territorio”. Ad affermarlo all’Adnkronos Salute e’ Emanuela Ciciotti, docente di Psicologia dell’emergenza del Corso di laurea in attivita’ di protezione civile dell’universita’ di Perugia, che ben conosce le dinamiche dell’assistenza prestata ai terremotati abruzzesi. “Inoltre – aggiunge – e’ utile stabilire e concordare insieme gli interventi di supporto psicologico alla popolazione. E mai superare i tre mesi di permanenza sul posto“.
“Gli psicologi dell’Aquila furono poco coinvolti all’epoca del terremoto in Abruzzo – avverte Ciciotti, psicologa che opera nel capoluogo abruzzese e fin dalle prime ore del sisma del 2009 lavoro’ al supporto psichico – mentre deve sempre essere presa in considerazione la specificita’ della popolazione colpita da queste catastrofi. In Emila Romagna – prosegue – ci sono ottimi psicologi dell’emergenza che possono, da subito, mettersi a disposizione degli sfollati per curare episodi di ansia, tremori e altre manifestazioni psicosomatiche scaturite dal forte stress temporaneo”.
“Ora – sottolinea l’esperta – nelle localita’ colpite dalla catastrofe i bambini sono i soggetti piu’ a rischio, perche’ sono come le spugne, assorbono l’emotivita’ che li circonda. Ma allo stesso tempo – conclude – se attorno a loro viene ripristinata il piu’ presto possibile una normalita’, riescono ad affrontare situazioni cosi’ straordinarie”.