L’Aquila, 10 aprile 2012 – Gli sforzi compiuti in questi anni per cercare di favorire l’aumento delle presenze sulle montagne abruzzesi può spegnersi come un cerino. Uno dei motivi è la bassa presenza di femmine riproduttive all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo. L’allarme è stato lanciato da Franco Zunino, segretario generale dell’Associazione Italiana per la Wilderness (Aiw) e studioso dell’Orso bruno marsicano, il quale, sottolineando che «la vera cosa da capire è perchè questo numero di femmine si sia ridotto», individua la causa nella dispersione degli animali su un territorio che non è più in grado di offrire loro condizioni ideali per vivere.
«Ovvio che oggi il rischio di estinzione sia legato al rischio di mortalità – scrive in una nota Zunino -. Ma come mai la popolazione non è aumentata dagli oltre 100 esemplari del 1970 e si è invece dispersa in mezzo centro Italia, quando in altri Paesi, forse un pò più seri del nostro (Usa, Spagna, Norvegia), è successo l’inverso? Nessuno lo dice.
Eppure è la vera ragione della diminuzione della popolazione, perchè è ovvio che con la dispersione c’è stata una riduzione della natalità, oltre che un aumento della mortalità, a causa della presenza dell’orso in luoghi dove il rapporto con l’uomo non è lo stesso che esisteva ed esiste nel Parco e suoi circondari». Secondo Zunino, le dirigenze del Parco succedutesi nel tempo non hanno fatto abbastanza per arginare il problema.
E senza mezzi termini spiega che per risolverlo servirebbero provvedimenti finora mai adottati, come «chiudere al turismo vaste aree del Parco, seminare campi di granoturco e altri cereali, incentivare la pastorizia ovina, controllare cinghiali e cervi, bloccare i progetti di urbanizzazione (strade, centrali eoliche, impianti fotovoltaici, rifugi, alberghi)».
Scelte che entrerebbero in forte contrasto con la classe politica che in questi mesi non è stata capace di difendere neanche allevatori e agricoltori che contestano modi e criteri di portare avanti la politica del Parco. «Sono stati 135 i collaboratori che nel tardo autunno scorso hanno partecipato all’ultimo censimento dell’Orso marsicano – ricorda Zunino nella nota -. Nessuno ha pensato che, se quelle 135 persone fossero state utilizzate per seminare qualche campo di granoturco, avrebbero fatto di più per l’orso che non andando a spasso per il Parco».
E questa è un’amara verità. Con soldi pubblici dispersi in parte inutilmente. «Non passerà molto tempo che studiosi e ambientalisti proporranno alle autorità l’introduzione di Orsi dalla Slovenia per rinsanguare la popolazione. Ci auguriamo che gli abruzzesi sappiano opporsi contro una tale idea».
Articolo da ilTempo.it, del 8 aprile 2012