L’Aquila, 5 aprile 2012 – Per la Procura della Repubblica dell’Aquila, impegnata nelle inchieste del post sisma, entra nel vivo anche un’altra sfida: il contrasto alle infiltrazioni della malavita organizzata in quello che e’ considerato il cantiere piu’ grande d’Europa, un’attivita’ che nei prossimi mesi sara’ intensificata perche’, dopo tante incertezze, sta per partire la cosiddetta ricostruzione pesante, cioe’ quella delle case piu’ danneggiate.
“Sulle infiltrazioni – avverte Rossini – la guardia non deve essere abbassata mai; sappiamo che il pericolo e’ sempre dietro l’angolo, ma siamo anche consapevoli di riuscire a fronteggiarlo. Le inchieste che abbiamo portato a termine lo dimostrano”. Quella piu’ importante denominata “operazione Lypas”, portata avanti dagli agenti del Servizio criminalita’ organizzata (Sco) della Questura dell’Aquila e dai militari del Gico (Gruppo d’investigazione criminalita’ organizzata) e dello Scico centrale di Roma, e chiusa nei giorni scorsi dal pm Fabio Picuti, riguarda appunto l’arresto dell’imprenditore aquilano Stefano Biasini di 34 anni, i fratelli Antonino Vincenzo e Massimo Maria Valenti, nati a Reggio Calabria ma residenti da tempo all’Aquila, e Francesco Ielo, nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona).
Per tutti e quattro gli arrestati l’accusa e’ di concorso esterno in associazione mafiosa. L’interesse delle cosche (Caridi,Zindato-Borghetto) si era concentrato sulla ristrutturazione delle case private colpite dal sisma, con interventi che venivano realizzati senza gare di appalto pubbliche e senza certificazioni antimafia. Un mercato ricco, silenzioso e discreto. I fratelli Valenti erano gia’ attivi nel capoluogo abruzzese fin dal 2007. Prima del terremoto gli investimenti partiti da Reggio Calabria puntavano sul settore del commercio, della ristorazione e dello sfruttamento delle cave.
Poi, con il terremoto, lo scenario e’ cambiato, aprendo il piu’ grande cantiere d’Europa. Per nascondere l’origine dei soldi, Caridi aveva iniziato ad utilizzare l’imprenditore aquilano Stefano Biasini, grazie alla mediazione dei fratelli Valenti e di Francesco Ielo. L’operazione sarebbe avvenuta attraverso l’acquisto di quota parte del capitale sociale di una societa’ interessata ai lavori post terremoto, utilizzando poi nei cantieri i lavoratori indicati dagli affiliati, usufruendo di imprese riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta originaria di Reggio Calabria. Fiscono nel mirino della Procura del capoluogo anche i lavori per la messa in sicurezza antisismica nelle scuole affidati dalla Provincia dell’Aquila fuori del cratere. Opere per 54 milioni di euro in dieci edifici, sette ad Avezzano e tre a Sulmona, mentre un filone dell’inchiesta riguarderebbe anche gli isolatori sismici installati in diversi immobili scolastici.
Al momento non vi sono indagati. L’attivita’ e’ seguita direttamente dal procuratore antimafia. L’indagine e’ scattata a seguito dell’esposto presentato da una delle ditte escluse. Gli investigatori nei giorni scorsi hanno effettuato dei controlli negli uffici della Provincia ed acquisito dei documenti. All’indomani del sisma del 6 aprile 2009 il Cipe aveva messo a disposizione 221 milioni di euro per la messa in sicurezza degli edifici scolastici. Risorse che furono poi ripartite con la delibera 61 del commissario alla ricostruzione Gianni Chiodi nell’ambito del progetto “Scuole d’Abruzzo-Il futuro in sicurezza”.
Soldi che furono al centro di una burrascosa puntata della trasmissione televisiva di Rai3 Report, nella quale fu evidenziato il finanziamento a scuole che non avevano avuto alcun problema alle strutture a seguito del sisma; un ‘pasticcio’ al quale si era successivamente rimediato con un nuovo decreto commissariale, il numero 89, che ha rimodulato gli stanziamenti escludendo le anomalie e inserendo immobili ricadenti in territori bisognosi di interventi. Nonostante cio’ l’indagine va avanti.
Infine prosegue l’opera da parte della Procura distrettuale antimafia dell’Aquila di passare ai raggi x buona parte degli appalti pubblici e privati, molti dei quali milionari. Il sensibile rafforzamento delle attenzioni sulla cosiddetta ricostruzione pesante e’ stato innescato dalla presentazione di numerosi esposti, tra cui alcuni anonimi, da parte di cittadini, imprenditori e amministratori di condominio in cui si ipotizzano irregolarita’ e si adombrano dubbi sui procedimenti.