L’Aquila 14 Marzo 2012 – A tre anni dal catastrofico terremoto del 6 aprile, con le sue 309 vittime, all’Aquila si continua a litigare. Lo si fa su tutto. Sull’utilita’ delle ordinanze, sui contenuti, sulla infinita gestione commissariale (non piu’ limitata all’evento calamitoso ma ormai prolungata ad un intero processo di recupero), sui ritardi, sui lacci della filiera, sulla voglia di protagonismo degli enti locali, sulla ricostruzione tout court.
Non c’e’ argomento che non generi polemiche, fiumi di parole, contrapposizioni anche ideologiche e politiche che ormai hanno fiaccato la citta’. Ferma la ricostruzione pesante, la piu’ importante ai fini del recupero edilizio e dell’attivazione dell’auspicato ”piu’ grande cantiere d’Europa”; in ginocchio l’economia e la produzione; tessuto sociale senza identita’ e prospettive.
Ci si accapiglia sempre. Soprattutto il Commissario delegato per la Ricostruzione, governatore d’Abruzzo, Gianni Chiodi, ed il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ai bei tempi delle fraterne dichiarazioni d’amore per la citta’ ferita e per la sua gente, numero uno e numero 2 della gestione emergenziale post Bertolaso.
Il piu’ recente motivo del contendere, i numeri forniti dalla Struttura commissariale al ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, incaricato dal premier Mario Monti di seguire, e possibilmente risolvere, l’affaire L’Aquila. Nel corso della sua visita a palazzo Silone, sede della Giunta regionale d’Abruzzo, lo scorso 20 febbraio, il Ministro e’ stato tempestato di slide con dati, grafici e riproduzioni, inerenti la ricostruzione, che poi ha riportato in audizione alla Camera.
”Dati falsi” ha tuonato Cialente, elaborati ad arte per celebrare l’operato del Commissario, facendo tutto un fascio delle case danneggiate piu’ lievemente con quelle bisognose di interventi piu’ complessi (ancora drammaticamente al palo). Il Commissario ha rispedito tutto al mittente, riconfermando l’operativita’ di questa governance fino al completo avvio di tutte le pratiche oggi all’esame della filiera Fintecna, Reluis, Cineas.
Il primo cittadino non si e’ dato per vinto, accusando l’abbandono da parte del Governo Berlusconi sin dalla prima meta’ del 2010; l’insuccesso della gestione commissariale; i 15 mesi persi solo per la stesura delle linee guida per le case E. ”Se pure dovessimo avere l’approvazione dei contributi per tutte le 8.500 pratiche (cosa della quale purtroppo dubito) – asserisce Cialente – e’ chiaro che la fine dei lavori di riparazione o ricostruzione delle E a questo punto andrebbe a meta’ 2013 inizio 2014: 5 anni per riparare le case E della periferia!”.
E chiede a Chiodi: perche’ a distanza di mesi e mesi non ha ancora concesso un’intesa (obbligatoria per legge) ai 23 Piani di ricostruzione presentati dai Comuni, ivi compreso quello dell’Aquila’? E perche’ non partecipa, come dovrebbe, alle Conferenze di servizio’? E ancora, perche’ i soldi destinati alle scuole dell’Aquila sono andati in altre citta’ abruzzesi marginalmente, o non, colpite dal sisma’? Per la citta’ terremotata solo 12 milioni di euro – lamenta sempre il Sindaco – a fronte dei 45 necessari, giacche’ 6 milioni sono fondi non del Commissario ma del Partito democratico (Legge Mancia).
E la storia continua. Anzi, si arricchisce di nuovi particolari, anche in vista delle prossime amministrative dell’Aquila che vedono contrapposti il sindaco uscente, Massimo Cialente (centrosinistra), e Giorgio De Matteis (Mpa), delfino di Chiodi.
Morale: la citta’ e’ stanca di faziosita’ e polemiche, vuole solo essere ascoltata, vuole rinascere. Ma e’ tristemente consapevole che le divisioni, gli egoismi personali e di partito stanno facendo solo del male alla citta’. (ASCA)