L’Aquila, 1 marzo 2012 – Da questa mattina i carabinieri del Noe di Pescara, su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di L’Aquila, stanno eseguendo 4 ordini di custodia cautelare e 3 sequestri preventivi a L’Aquila e provincia. Destinatari delle misure cautelari, tutte agli arresti domiciliari, sono amministratori pubblici ed imprenditori del settore del cemento.
L’operazione avviene al termine di un’indagine avviata nel gennaio 2010, e tuttora in corso, sul recupero e smaltimento delle macerie generate dal sisma dell’aprile 2009 che vede finora indagate 11 persone. Le misure sono state disposte dal gip del Tribunale dell’ L’Aquila Giuseppe Romano Gargarella.
Gli arrestati sono il sindaco di Magliano de’ Marsi, Gianfranco Iacoboni, Angelo Iacomini, assessore e gia’ vice sindaco dello stesso ente, i fratelli Franco e Sergio Celi. Questi ultimi due sono i titolari dell’impresa Celi Calcestruzzi Spa di Massa D’Albe (L’Aquila). L’accusa e’ di concorso in corruzione e traffico illecito di rifiuti. Contemporaneamente alle custodie cautelari e’ stato eseguito il sequestro di una cava di circa 14 ettari gestita dai due fratelli nei comuni di Massa D’Albe e Magliano, di parte dell’impianto di produzione di calcestruzzo che la stesssa societa’ ha installato nel nucleo industriale di Bazzano (L’Aquila) e sei ville a schiera situate a Carsoli (L’Aquila). Nel complesso il valore dei sequestri effettuati ammonta a circa 10 miloni di euro.
Le indagini sono state dirette dal procuratore Alfredo Rossini e dal sostituto Antonietta Picardi. L’attivita’ investigativa – e’ stato spiegato – ha accertato che gli imprenditori “abbiano inteso rapporti corruttivi con amministratori del comune di Magliano” i quali “hanno ricevuto regalie e promesse di voti per l’emanazione di una delibera di favore durante la campagna elettorale del marzo 2010”. Altre condotte illecite vengono contestate a carico dei fratelli Celi e ad altri indagati. Tra queste la realizzazione di sei ville a schiera a Carsoli con l’utilizzo di cemento armato, fornito dai Celi, di cui non si conosce la qualita’ dal momento che le prove di schiacciamento previste per legge sono state falsificate per ottenere le certificazioni necessarie.
Le indagini dei carabinieri del Noe hanno accertato, inoltre, che i due imprenditori hanno rotto l’argine del fiume Vera a ridosso del loro impianto di produzione di calcestruzzo installato a Bazzano per frodare la normativa in materia di captazione delle acque per uso industriale “generando cosi’ il concreto pericolo di esondazione per le zone immediatamente limitrofe”. Il procuratore ha quindi spiegato che “le indagini nascono dall’attivita’ info-investigativa che il Noe ha costantemente effettuato sulle operazioni i rimozione, recupero e smaltimento delle macerie che, a L’Aquila e nel ‘cratere’, sono state prodotte dal sisma del sei aprile 2009”. Ed e’ stato proprio grazie all’attivita’ investigativa dei carabinieri che e’ stata scoperto un traffico illecito di rifiuti inerti perpetrato dai fratelli Celi che vedeva come terminale parte ormai esaurita della loro cava.
Nella stessa cava, grazie alla collaborazione dell’Arta dell’Aquila e di Pescara, e’ stato scoperto che i fratelli Celi hanno sottratto ingentissimi quantitativi di inerti in modo del tutto abusivo, “generando un ingiusto vantaggio economico agli imprenditori e, grazie anche a false certificazioni prodotte da tecnici compiacenti, frodando tributi nei confronti dello Stato per centinaia di migliaia di euro”. L’indagine ha preso la denominazione convenzionale di “Penelope” “per l’attitudine di indagati ed amministrazione comunale di fare e disfare corrispondenza ufficiale tra enti e impresa concordandone i contenuti tra mittente e destinatario”. (AGI)