L’Aquila, 10 gennaio 2012 – Tra i 12 cittadini rinviati a giudizio dalla Procura dell’Aquila per il reato di “Occupazione abusiva di edificio pubblico”, risultano anche Angelo Venti, responsabile del Presidio che Libera ha creato all’Aquila subito dopo il sisma, e Marco D’Antonio, membro dello stesso presidio, entrambi giornalisti. Lo afferma in una nota la stessa Libera.
“L’accusa e’ assurda. Che i nostri referenti non facciamo parte del comitato dei giovani del 3e32 – dichiara Libera – e’ noto a tutti, anche alle stesse forze dell’ordine. Dalla lettura degli atti e’ chiaro l’ intenzione di voler colpire i nostri referenti che sin dalle prime ore dell’emergenza hanno collaborato attivamente con le locali forze dell’ordine.
Angelo Venti e Marco D’Antonio, sono stati gli autori di diverse inchieste giornalistiche sulle irregolarita’ e illegalita’ nel post terremoto, che hanno dato vita a successive inchieste della magistratura, molte ancora in corso. Materiale raccolto anche nel nostro dossier “Abruzzo, la fine dell’ “isola felice”.”
“Dalla lettura degli atti della Procura – prosegue Libera nella nota – risulta che a un anno dall’apertura di uno spazio sociale frequentato da centinaia di giornalisti e migliaia di persone – i due giornalisti e referenti di Libera sono stati fotografati la mattina del 23 settembre 2010 nel parco pubblico fuori l’edificio occupato, intenti a lavorare con il loro computer portatile”.
“A sostenere l’accusa, quindi, – ha evidenziato ancora Libera – solo una foto che in realta’ certifica che i due imputati erano fuori e non dentro la struttura. Fermo restando la fiducia nell’operato della magistratura e forze dell’ordine, ci preoccupa che dietro l’attacco ingiustificato ai due esponenti del presidio di Libera si celi il tentativo di mettere in crisi una proficua collaborazione con le istituzioni. La struttura in questione poi e’ all’interno della vasta area dell’ex ospedale pschiatrico di Collemaggio, composto da numerosi edifici immersi in un parco di diversi ettari, situato a ridosso del centro storico distrutto del capoluogo abruzzese.
L’intero complesso pubblico e’ quindi strategico per la ricostruzione ma fa gola anche alla speculazione privata, stimolata anche dalle ipotesi di vendita dell’ intera area per ripianare il debito della sanita’ regionale. Un disegno, questo – conclude Libera – che qualcuno teme possa essere messo in crisi proprio dalla presenza di quei giovani presenti nella minuscola struttura a cui va la piena solidarieta’ di Libera per il lavoro svolto e per il recupero di un’ area abbandonata diventata spazio di democrazia e socialita’.” (AGI)