FALSA RISTRUTTURAZIONE: CHIESTO PROCESSO PER DUE DIRIGENTI DEL COMUNE DELL’AQUILA E ALTRI TECNICI

Chiesto il processo per la contestata ristrutturazione di una abitazione che sarebbe stata fatta risultare inagibile, mentre era solo lievemente lesionata (a detta della procura) per abbatterla e ricostruirla nuova. Le persone che rischiano il giudizio sono sette.

Accusati di falso e violazioni delle norme di edilizia sono Bruna Mastrantonio, madre del dirigente municipale Mario Di Gregorio, Luca Pelliccione, geometra comunale che ha partecipato alla stesura della classificazione dell’immobile, e Giovan Battista Masucci, progettista che ha seguito i lavori di ricostruzione dell’edificio. Insieme a loro ci sono tre verificatori.
L’udienza preliminare con accuse tutte da dimostrare è fissata per il 21 dicembre davanti al gup Marco Billi.
Secondo la tesi dell’accusa l’operazione sarebbe avvenuta in maniera irregolare. Le indagini del Reparto operativo dei carabinieri avrebbero dimostrato che l’abitazione della donna, che si trova nel quartiere di Valle Pretara, dopo il terremoto aveva avuto danni che, inizialmente, erano stati definiti lievi. Successivamente, dopo un secondo sopralluogo dei tecnici, si ritennero esserci dei danni gravi, perciò classificati «E».

Le lesioni avevano comportato l’abbattimento dell’edificio e l’immediata ricostruzione in tempi stretti rispetto alla media. Sempre stando alle indagini, alla donna, proprietaria della casa, si contesterebbe non solo il raddoppio della cubatura rispetto al precedente fabbricato, ma anche di aver ottenuto un finanziamento di 450 mila euro di cui solo 200 mila realmente spesi.

Nella vicenda sono implicate anche tre persone di Roma accusate di non avere valutato bene il progetto in sede di rilascio del parere. Va comunque precisato che il tribunale del riesame, alcuni mesi fa, aveva tolto i sigilli al fabbricato dopo un ricorso degli indagati. Questo, comunque, non ha impedito alla magistratura inquirente di andare avanti per la propria strada fino alla chiusura delle indagini che sono sfociate nella richiesta di rinvio a giudizio.

Quando si seppe dell’indagine, Di Gregorio, figlio della signora Bruna, sostenne di non avere ricevuto alcun contributo pubblico per le spese e lo stesso Pelliccione si è sempre dichiarato estraneo ai fatti.
Finora l’indagine penale è andata avanti su iniziativa della procura e l’unica volta che è passata al vaglio di un giudice (il riesame) ha avuto lo stop. Le mosse della difesa si sono dirette in più direzioni. Oltre alla strada della sanatoria, per l’aspetto edilizio, attraverso il ricorso vinto al Riesame l’immobile era stato liberato dai sigilli. La Procura contesta anche spese gonfiate.

L’operazione avrebbe consentito l’incasso di un contributo cospicuo, ma la difesa ribatte che la ricezione dei soldi non si è concretizzata.

Articolo da IlCentro del 27 ottobre 2011