L’Aquila, 18 ottobre 2011 – ”Di pazienza, ai costruttori della provincia, ne e’ rimasta poca”. Lo fa sapere il presidente dell’Ance L’Aquila, Gianni Frattale, ai responsabili della ricostruzione nel cratere sismico, pretendendo ”soluzioni definitive”.
Nei giorni scorsi l’Ance aveva firmato e diffuso un manifesto di denuncia sull’empasse della ricostruzione pesante con l’intento di risvegliare l’attenzione dei decisori sui noti ostacoli ancora irrisolti: lentezza nel licenziamento delle circa 8.000 pratiche (solo per il Comune dell’Aquila) per la ricostruzione pesante fuori dai centri storici; mancanza di un cronoprogramma sulle fasi della ricostruzione, sull’apertura dei cantieri e sul rientro degli sfollati; asenza di programmazione per la ricostruzione dei centri storici del cratere.
”Finora abbiamo voluto metterci nei panni di chi si trova a governare una situazione straordinaria ed unica – dice Frattale – ma, dopo quasi tre anni, le gravissime responsabilita’ dei ritardi non hanno piu’ nessuna attenuante.
E’ ora che siano loro a mettersi nei panni degli altri, di chi vive una citta’ morente – esorta – Non basta piu’ bearsi del buon lavoro fatto per la messa in sicurezza della zona rossa e per la fase dell’emergenza o continuare a sventolare i milioni a disposizione se il cittadino non puo’ utilizzarli perche’ blindati da una gabbia burocratica. Chi ha le mazze in mano, le muova”.
”E’ insopportabile – continua Frattale – leggere polemiche infinite e scaricabarile sui giornali, mentre i nostri 8.000 operai rischiano di tornarsene a casa perche’ la ricostruzione e’ al palo e i cantieri non marciano. Un ritardo cosi’ grave e immotivato potrebbe far pensare al dolo”. L’Ance, oltre all’apertura dei cantieri e allo sblocco delle pratiche, chiede il pagamento dell’ultimo rata del 25% dei lavori eseguiti, in 30 giorni cosi’ come prevede la legge. ”Spesso vengono richieste integrazioni delle pratiche senza capo ne’ coda – lamenta ancora Frattale in merito alla ‘lentezza’ – Sono trascorsi 48 giorni dall’annuncio della soluzione e l’ordinanza che doveva tagliare i tempi e’ ancora in bozza.
Eppure il sistema delle ordinanze era stato preferito alle leggi organiche perche’ veloci e plasmabili – ricorda – Se le ditte devono rispettare termini perentori, chi governa la ricostruzione non puo’ lavorare sine die. E’ il caso, allora – suggerisce in conclusione il presidente Ance – che i tavoli si riuniscano tutti i giorni e non ogni due settimane, e che invece di additare i colpevoli si portino le soluzioni’‘