Il terremoto del 6 aprile 2009 non era prevedibile, né è stato previsto da alcuno, se per previsione intendiamo la possibilità di stimare, anche in modo approssimativo, data/orario del sisma, magnitudo ed epicentro dello stesso.
Il processo che oggi inizia nei confronti della commissione grandi rischi non ha alcuna intenzione di affermare il contrario. Sarebbe un’idea folle, insensata e senza alcun fondamento scientifico o logico.
La logica, tuttavia, ci porta anche a dire che se le attuali conoscenze non sono tali da poter prevedere un terremoto, non sono nemmeno in grado di escludere che possa verificarsi. Quando il 31 marzo 2009 la commissione si riunì, per fornire ai cittadini abruzzesi tutte le informazioni disponibili alla comunità scientifica sull’attività sismica in corso, la valutazione che diede al termine della riunione, durata appena un’ora, fu inefficace e approssimativa, con dichiarazioni ai media improntate al totale ottimismo, piuttosto che fornire una corretta informazione alla popolazione direttamente interessata.
Una sottovalutazione dei rischi che per qualcuno, o molti, fu fatale in quella notte maledetta.
Chi è venuto oggi a L’Aquila, e sono molti, con l’intenzione di raccontare una storia differente, affermando o tentando di far credere che si voglia processare la scienza e chi la rappresentava in quei giorni, o non è informato abbastanza, ed è bene che lo faccia, o è palesemente in malafede, fatto tanto più grave quanto maggiore è il pubblico cui si rivolge.
La corretta prevenzione, unica vera arma oggi a disposizione nei confronti dei terremoti, parte da una corretta informazione alla popolazione, e nella realizzazione di abitazioni e comportamenti atti a ridurre il rischio in caso di eventi catastrofici. Imprevedibili quanto si vuole, ma a volte, ed è il caso dell’Aquila, con un’elevata probabilità di verificarsi, per le conoscenze scientifiche sul territorio sismico e per lo sciame in corso da mesi che anticipò la forte scossa del 6 aprile.
Il 31 marzo 2009, chi aveva le conoscenze, i dati scientifici ed era nelle condizioni di informare in modo corretto, frettolosamente decise di non farlo.
Lanciarono la monetina, e si preoccuparono soltanto di tranquillizzare la popolazione, che ripensò anche alle loro parole sature di ottimismo mentre si addormentava fra dubbi e timori.
Poi venne il brusco risveglio, ma non per tutti.
di Patrizio Trapasso