Troppi errori di comunicazione nella vicenda del terremoto dell’Aquila del 6 aprile 2009: ad una settimana dalla prima udienza del processo per omicidio colposo plurimo e lesioni ai componenti della Commissione Grandi Rischi, la rivista Nature dedica la copertina e un lungo articolo alla vicenda, dando la parola a tutti i protagonisti: gli imputati, fra i quali l’ex presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica (Ingv), Enzo Boschi, la pubblica accusa, i ricercatori. Nessun dubbio, naturalmente, sul fatto che prevedere un terremoto sia impossibile alla luce delle conoscenze scientifiche attuali.
La questione, secondo Nature e gli esperti internazionali ai quali ha dato spazio in un lungo articolo, è piuttosto come debba essere comunicato ai cittadini il rischio di un terremoto, così come quello di altre catastrofi naturali, come tsunami, alluvioni e uragani. Questa vicenda “costringerà i sismologi di tutto il mondo a ripensare il modo in cui descrivono la bassa probabilità di eventi ad alto rischio”, osserva su Nature Thomas Jordan, direttore del Centro terremoti dell’Università della California a Los Angeles e presidente della Commissione Internazionale sulla Previsione dei Terremoti (Icef).
Comunicazioni così delicate, ha aggiunto, “devono essere fatte bene, e all’Aquila non è stato fatto”. E’ stata una situazione indubbiamente difficile, quella nella quale si è trovata a comunicare la Commissione Grandi Rischi, complicata in gran parte dalle tensioni generate dalle voci allarmistiche sollevate nei giorni precedenti da Giampaolo Giuliani, presentato da Nature come “un tecnico di laboratorio”.
I suoi risultati sono giudicati “insoddisfacenti” nell’articolo, che riporta i dati dell’Icef: Giuliani “non ha ancora pubblicato un singolo articolo sul radon che abbia superato l’analisi dei revisori”, ossia la cosiddetta peer-review (revisione fra pari) che garantisce la legittimità di un lavoro scientifico.