Mentre in Italia si infiamma il dibattito sulla proposta di una tassa una tantum per i capitali che hanno goduto dello scudo fiscale nel 2009, nel resto dell’Occidente la macchina del fisco continua la battaglia per stanare i capitali all’estero. Nelle ultime settimane la Svizzera e la Germania hanno definito un accordo per il pagamento delle tasse a Berlino per i capitali parcheggiati negli istituti elvetici. Intesa positiva per entrambi i paesi.
La Germania incassera’ nuove entrate fiscali, la Svizzera non dovra’ fornire i nominativi dei titolari dei conti correnti. Analogo accordo e’ in fase di definizione tra Svizzera e Gran Bretagna. Londra ha gia’ raggiunto un’intesa con il Liechstentein e il governo stima che la regolarizzazione dei capitali all’estero garantira’ un gettito di almeno 9 miliardi di sterline in 4 anni.
Anche negli Stati Uniti l’IRS (Internal Revenue Services) sta sollecitando i contribuenti ad aderire alla seconda fase dello scudo fiscale che si chiude il 31 agosto. La regolarizzazione dei capitali all’estero e’ stata riaperta nel marzo scorso dopo i positivi risultati della precedente iniziativa del 2009 alla quale hanno aderito quasi 15 mila contribuenti a stelle e strisce.
La nuova fase prevede termini simili a quelli di due anni fa ma con multe ben piu’ salate. Il contribuente che aderisce dovra’ pagare una multa pari al 25% dell’ammontare detenuto su conti esteri per un periodo tra il 2003 e il 2010 oltre agli interessi sulle tasse evase fino a un massimo di 8 anni.
Per i possessori di conti correnti inferiori ai 75 mila dollari la penalita’ scende al 12,5%.
Fonte articolo: ASCA