Fondi terremoto: uno scippo su quelli destinati alle ferrovie del cratere

Il decreto Abruzzo per il terremoto, n.39 del 28 aprile 2009 convertito in legge, all’articolo 4, comma 3, destina fino a 100 milioni di euro alle reti ferroviarie del cratere sismico. Un finanziamento mirato, funzionale alla ricostruzione dei territori stessi, che si suppongono fortemente colpiti dal terremoto del 6 aprile 2009.
Ma come sono stati destinati questi fondi? A fine luglio e’ stato approvato il documento conclusivo a Palazzo Chigi, alla presenza del Sottosegretario Gianni Letta, presenti l’amministratore delegato delle ferrovie dello stato Ing. Moretti, il commissario vicario Cicchetti, il sindaco del comune dell’Aquila Cialente, il presidente della provincia dell’Aquila Del Corvo e l’assessore regionale dei trasporti Morra. Dagli incontri del tavolo ferrovie del 21 giugno e 6 luglio, i 100 milioni (115 sommando i vari finanziamenti riportati nel verbale) sono stati così ripartiti:

-Interventi per la velocizzazione della tratta Sulmona-Avezzano-Roma con realizzazione del CTC (Controllo Centralizzato del Traffico) di Guidonia-Sulmona (45 milioni). Nessuno dei comuni citati rientra nella definizione di “cratere sismico” del dipartimento di protezione civile.
-Realizzazione del collegamento veloce Scoppito-Sassa-S.Gregorio-S.Demetrio attraverso la realizzazione di nuove fermate ed opere sostitutive per la soppressione di passaggi a livello, necessarie per il miglioramento della mobilita’ generale nella citta’ di L’Aquila , con la previsione di opere connesse a parcheggi di scambio nelle principali stazioni per un importo di circa 30 milioni;
-Realizzazione collegamento a fune zona stazione centrale con Roio Universita’ e primo braccio verso centro citta’ (15 milioni). Il verbale indica che il sindaco Cialente ritiene questo un primo intervento di altri da prevedere per il collegamento verso il centro citta’.
-Interventi di adeguamento sismico, ripristino e miglioramento strutturale e funzionale dei fabbricati delle stazioni e delle opere d’arte nelle tratte ferroviarie Sulmona-L’Aquila- Sulmona Pescara (20 milioni);
-Interventi infrastrutturali per la velocizzazione della tratta Pescara-Sulmona (5 milioni);

Il resto del verbale è per il momento pura aria fritta, in quanto “sottolinea quanto sia importante per la citta’ di L’Aquila e per tutto il cratere il collegamento diretto e veloce con Roma”, e raccomanda “una accelerazione e una via privilegiata che consenta il collegamento dell’autostrada A24 con Lunghezza per lo scambio gomma-ferro, nonché di prevedere la realizzazione del secondo binario fino a Carsoli.”
Se potremmo anche accettare quanto affermato da Gianni Chiodi nei giorni scorsi, ovvero che «gli amministratori aquilani non possono pensare di migliorare il sistema ferroviario fermandosi ai confini della citta’», qualcuno dovrebbe spiegare perché a tal fine si vanno a dirottare finanziamenti destinati ai soli comuni del cratere, con minimi vantaggi per L’Aquila e i comuni più danneggiati dal sisma.
Nel dubbio abbiamo chiesto ad alcuni tecnici, che ci hanno ad esempio indicato come i fondi previsti per la tratta Sulmona-Avezzano-Roma sarebbe stato più utile destinarli all’elettrificazione della tratta L’Aquila-Sulmona, servita oggi da treni diesel, che avrebbe consentito di velocizzare fra l’altro il percorso L’Aquila-Sulmona-Pescara. E lo abbiamo chiesto all’assessore Stefania Pezzopane, in passato molto critica proprio sul dirottamento di questi fondi destinati al cratere, che ci ha confermato come fossero ben differenti i progetti previsti dal comune dell’Aquila, relativi alla realizzazione di una metropolitana leggera e al potenziamento della tratta ferroviaria L’Aquila-Sulmona, che oltre la soppressione dei passaggi a livello puntava proprio all’elettrificazione della linea e alla realizzazione di zone di scambio e di parcheggi a servizio delle fermate, per consentire l’accesso diretto ai centri storici.
C’è quindi da chiedersi perché il sindaco dell’Aquila abbia accettato quanto riportato nel verbale. Come direbbe Chiodi, non è che «si puo’ accettare qualcosa dentro una stanza e dire il contrario quando si esce».
Fatta la frittata, ora resta solo da chiedersi se e a quale livello siano impugnabili i provvedimenti così definiti. E che si inizi a controllare seriamente l’utilizzo dei fondi del terremoto, necessari fino all’ultimo euro per la ricostruzione e rinascita socio-economica dei territori “veramente” colpiti dal sisma del 2009.

di Patrizio Trapasso

(www.ilcapoluogo.it)