Confcommercio-Censis: una famiglia su 5 non arriva a fine mese

Il 18,8% delle famiglie italiane – assediate da bollette, tariffe e fisco – non riesce ad arrivare alla fine del mese, il 53% riesce a sostenere la spesa dei consumi con il proprio reddito disponibile mentre il 28,2% dei nuclei familiari riesce ancora a risparmiare qualcosa. E’ quanto si legge nel rapporto Confcommercio-Censis sul clima di fiducia e le aspettative delle famiglie italiane nel primo semestre 2011.
Secondo lo studio, la spesa degli italiani cresce ma non per un aumento dei consumi che restano stabilmente deboli ma per far fronte a spese incomprimibili come: benzina e parcheggi, bollette di gas, elettricita’ ed acqua e l’aumento della spesa sociale causata dai tagli alle politiche sociali.
Secondo l’indagine, “cresce la quota di famiglie che hanno aumentato i consumi nel primo semestre 2011 (il 54,3% rispetto al 48,3% del secondo semestre 2010) anche se l’incremento e’ dovuto prevalentemente alla spesa per benzina e parcheggi (per due famiglie su tre); oltre il 50% del campione ha utilizzato tutto il reddito disponibile per coprire i consumi e quasi il 20% ha speso piu’ di quanto guadagnato (in quest’ultimo caso, il 65% e’ dovuto ricorrere ai propri risparmi); solo il 7% accantona risorse per affrontare spese importanti come l’acquisto di una casa (l’investimento in immobili si conferma il migliore utilizzo possibile dei propri risparmi)”.
Guardando al futuro, “prevale un atteggiamento diffuso di prudenza con quasi il 66% del campione che prevede di mantenere stabili nei prossimi sei mesi le spese; aumenta il numero di incerti (dal 13,7% di gennaio al 21,8% di giugno), diminuiscono i pessimisti (dal 45,1% al 37,5%) e resta sostanzialmente stabile la quota di ottimisti (dal 41,3% al 40,7%)”. Insomma, “se da un lato sembra proseguire la fase di ripresa dei consumi, questa tendenza si esplica, pero’, con dinamiche decisamente poco entusiasmanti anche a causa del peso crescente delle spese fisse ‘incomprimibili’ (tariffe, utenze e bollette varie); e anche se non siamo di fronte a situazioni di impoverimento diffuso, il ridimensionamento del potere di acquisto e il ricorso a quote di risparmio privato evidenziano una diffusa fragilita’ economica delle famiglie”.
Gli aumenti delle spese delle famiglie italiane nel primo semestre 2011 rispetto al periodo precedente sono da addebitarsi a benzina e parcheggi, alimentari, spese per i figli (mensa, attivita’ complementari) e spese per la salute. E, in base a tali dati, l’indagine Censis-Confcommercio parla di cittadini “assediati da tariffe e bollette”.
“Continua a pesare sulla mancata crescita dei consumi delle famiglie – si legge – una molteplicita’ di fattori tra cui sicuramente il pagamento di spese fisse incomprimibili come utenze e tariffe. Non e’ un caso che il primo fattore segnalato dalle famiglie intervistate come condizionante la capacita’ di spesa sia il pagamento delle bollette e delle utenze domestiche (44,6%), seguito dalla necessita’ di affrontare spese straordinarie (come l’acquisto di una casa o spese impreviste e consistenti) per il 36,4%. Il dato dovrebbe fare riflettere: in un Paese in cui la crescita dei redditi da lavoro per la gran parte delle famiglie e’ ferma, l’incidenza delle spese fisse incomprimibili tende a crescere erodendo una parte rilevante del potere di consumo”.
Riguardo alle famiglie che ‘non arrivano alla fine del mese”, lo studio spiega che “non siamo in una fase di declino del potere di acquisto delle famiglie e sull’orlo di una crisi del consumatore, ma molti dati spiegano perche’ i consumi in Italia sono da anni stagnanti”. “Il reddito reale non cresce, il potere di acquisto si va progressivamente erodendo, le spese fisse di servizi non commerciabili erodono la capacita’ di spesa, la capacita’ di risparmio si ridimensiona”. E i dati rilevati dall’indagine mostrano che il 28,2% delle famiglie ha affrontato le spese per consumi nell’ultimo semestre riuscendo a mettere da parte una quota del proprio reddito (da lavoro o pensione); il 53% ha dichiarato di essere andato, grosso modo, in pari ovvero di avere utilizzato il proprio reddito non mettendo nulla da parte o risparmiando quote insignificanti; il 18,8% ha dichiarato di non essere riuscito a coprire in toto, nel semestre, le spese per consumi, dovendo poi ricorrere ad altri mezzi di copertura”. “E’ bene sottolineare- spiegano gli autori del rapporto – che non siamo di fronte a situazioni di impoverimento o di disagio esteso, in quanto puo’ essersi trattato di spese straordinarie affrontate tramite i risparmi. Ed in effetti gran parte di coloro che hanno dichiarato di non avere totalmente coperto nell’ultimo semestre le proprie spese con il reddito, dichiara poi di avere fatto ricorso a risorse messe da parte (65%), il 15% ha chiesto un prestito ad amici e conoscenti, il 5% ha sottoscritto un prestito presso una banca ed il 15% ha rinviato i pagamenti. E’ forse quest’ultima quota quella da considerarsi piu’ critica, ma si tratta, rispetto al totale dell’universo delle famiglie, di un segmento assai ridotto (2% sul totale del campione)”. “Resta il fatto che una parte ampia del campione analizzato mostra una limitata capacita’ di spesa e risparmio, un segnale – conclude lo studio – che non va sottovalutato e che se non va letto affatto come la prova di impoverimento, va tuttavia inteso come una diffusa fragilita’ economica delle famiglie. (AGI)