Con l’audizione dei primi quattro testi del pubblico ministero, Roberta D’Avolio (il pm titolare Fabio Picuti era impegnati nella definizione del crollo di via don Luigi Sturzo) si e’ tenuta stamane l’udienza dibattimentale sulla tragedia del Convitto Nazionale sotto le cui macerie sono morti tre minorenni: Luigi Cellini, 15 anni, di Trasacco e due stranieri Ondreiy Nouzovsky, di 17 anni e Marta Zelena di 16 anni. Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto Livio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta.
Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune strutture scolastiche) sono imputati di omicidio colposo e lesioni colpose. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside la mancata evacuazione dell’edificio realizzato oltre un secolo fa. I primi due testi ascoltati sono stati Eutizio Di Gennaro e Giovanni Sevi, entrambi funzionari dei vigili del fuoco che per primi erano intervenuti nel crollo dell’edificio dopo l’evento drammatico.
La loro e’ stata un’audizione tecnica in cui hanno sostanzialmente analizzato gli aspetti relativi alla vulnerabilita’ sismica dell’edificio poi crollato e la classe di danno. Parametri che hanno evidenziato una vulnerabilita’ dell’edificio media, ovvero che in caso di sima di media intensita’ il 27 per cento dello stabile sarebbe crollato.
Subito dopo e’ stata la volta di Augusto Silvestri, architetto che su commissione della Regione Abruzzo e per conto della societa’ Abruzzo Engineering aveva partecipato alla redazione delle schede di vulnerabilita’ sismica di tutti gli edifici scolastici in Abruzzo: 1.457 edifici controllati per un costo finale della mappatura di 4 milioni di euro. Anche l’esperto si e’ soffermato a parlare della vulnerabilita’ dell’edificio e sulla genesi dello studio.
Dopo di lui ha fatto il proprio ingresso nell’aula del Tribunale il professore Luis Decanini, spagnolo di origine ma da anni residente in Italia, uno dei massimi esperti di terremoto e degli effetti che tali eventi producono sugli edifici, nominato dal pm Fabio Picuti tra i consulenti che hanno redatto le perizie che sono entrate a far parte del voluminoso carteggio della maxi-incheista. Dopo aver parlato del terremoto in generale che ha colpito la citta’, soffermandosi sul Convitto nazionale, Decanini ha sostenuto che “l’edificio presentava una muratura visibilmente degradata, senza organizzazione delle stesse pietre di cui era fatto.
Si tratta di uno degli edifici in muratura – ha aggiunto l’esperto – piu’ degradato tra quelli che ho visto girando il mondo”. Decanini non ha affatto escluso che sull’edificio si poteva fare qualcosa “ma si trattava di un intervento certamente non poco costoso e delicato. Bastava intervenire sulle parti sensibili, mettere mano nelle parti deboli”. Un processo che si prevede molto lungo se non altro per la lista dei testimoni che saranno un centinaio anche se inizialmente si era stimato potessero essere addirittura il triplo. Saranno chiamati a deporre, secondo le liste, testi di accusa e difesa, politici di caratura nazionale e locale, giornalisti, sismologi, ed esponenti della Protezione civile, a cominciare dall’ex Capo Dipartimento, Guido Bertolaso.
Si tratta dei ministri Maria Stella Gelmini (Istruzione) e Altero Matteoli (Infrastrutture) chiamati in causa dalla difesa. Ma e’ stata chiesta la testimonianza del sindaco Massimo Cialente, dell’assessore comunale, Stefania Pezzopane, del giornalista Marco Travaglio. E ancora dei componenti della commissione Grandi Rischi, quali Mauro Dolce, Gian Michele Calvi ed Enzo Boschi ma anche del sismologo aquilano Giampaolo Giuliani.