I risultati di una ricerca universitaria. Il curatore, l’inglese David Alexander: “I lavori di ricostruzione post terremoto procedono più veloci in Indonesia che a L’Aquila”.
[da inviatospeciale.com]
Sono trascorsi quasi due anni da quel 6 aprile 2009 che sconvolse L’Aquila. Due anni durante i quali la propaganda berlusconiana ha tentato di mostrare al mondo efficienza e celerita’ nella ricostruzione del capoluogo abruzzese. Da una ricerca universitaria emerge però un’altra verita’.
Oggi la ricerca chiarisce, dati alla mano, come stanno realmente le cose. Lo studio in questione, ‘Microdis-L’Aquila’, e’ stato condotto da un pool di ricercatori delle Universita’ di Firenze, Ancona e L’Aquila, coordinato da uno dei massimi esperti del settore, il professore britannico David Alexander. La ricerca e’ stata condotta a L’Aquila alla fine del 2010 attraverso le interviste effettuate su un campione di 15mila terremotati e centinaia di complessi edilizi.
Dal punto di vista abitativo emerge che il 73 per cento degli intervistati ha lamentato la totale mancanza di luoghi di ritrovo per la comunita’. “Il 71 per cento – recita il rapporto della ricerca – ha detto che la vecchia comunita’ e’ morta con il terremoto; il 38 per cento ha spiegato che i nuovi alloggi non hanno un senso di comunita’. Tra i dati più sconfortanti, il 68 per cento degli intervistati vorrebbe lasciare al più presto la propria abitazione. Inoltre, l’approvvigionamento di servizi essenziali e’ mancante in oltre il 50 per cento degli alloggi esaminati. E circa il 35 per cento dei complessi residenziali hanno servizi igienici in cattiva condizione”.
Ma i disagi non sono solo abitativi: anche per quanto riguarda la salute, fisica e psicologica, la situazione risulta allarmante. Secondo la ricerca, infatti, il 43 per cento dei terremotati ha sofferto o soffre di stress. Tra le donne la percentuale schizza al 66 per cento. In aumento anche depressione e senso di isolamento ed emarginazione, così come il consumo di alcol e droghe.
Le cose non vanno bene neppure per quanto riguarda l’occupazione, scesa dal 71 al 65 per cento. Quasi la meta’ degli intervistati ha inoltre lamentato un calo di reddito.
Severissimo, infine, il giudizio del curatore della ricerca, l’inglese David Alexander, che ha dichiarato: “I lavori di ricostruzione post terremoto procedono più veloci in Indonesia che a L’Aquila. Il meccanismo per assegnare gli alloggi ai senzatetto non ha dato molta attenzione alla preservazione del tessuto sociale. Il risultato e’ stato un notevole aumento del senso di isolamento, abbandono e impotenza dei residenti. Perizie sociali hanno rivelato alti livelli di stress post traumatico e di depressione, soprattutto tra donne, anziani e persone disoccupate. Gli investigatori hanno riscontrato anche un aumento di atteggiamenti xenofobi”.
Davide Falcioni
[inviatospeciale.com]