Da un’informativa dl Ros nuovi dettagli sui rapporti fra l’ex capo della Protezione civile e il sistema Anemone-Balducci. Dall’analisi degli estratti conto della moglie e del fratello della donna emerge un ritorno economico del quale hanno goduto grazie ai legami con societa’ del costruttore e con la grande committenza pubblica.
Un’informativa del Ros dei carabinieri di Firenze del 13 novembre 2010 svela nuovi, cruciali dettagli sui rapporti tra l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso e il Sistema Anemone-Balducci.
Le 15 pagine del rapporto – contenute nei sessanta faldoni di atti istruttori depositati dalla Procura di Perugia a conclusione delle indagini preliminari sui Grandi Appalti (G8 della Maddalena, Grandi Eventi, Celebrazioni per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia) – documentano attraverso l’analisi degli estratti conto bancari di Gloria Piermarini, moglie di Bertolaso, e di suo fratello Francesco Piermarini, il “ritorno” economico di cui entrambi, nel tempo, hanno goduto nei loro rapporti ora con societa’ riconducibili al cartello di Anemone, ora con la grande committenza pubblica.
I BONIFICI PER LADY BERTOLASO
“La signora Gloria Piermarini – annotano i carabinieri – e’ titolare del conto corrente (…) presso la filiale Bnl di Roma (…) e gia’ dall’esame dell’estratto possono essere rilevate operazioni di interesse investigativo”. Almeno quattro, tra l’ottobre del 2004 e l’aprile del 2007, per un totale di oltre 100mila euro. “Il 15 ottobre 2004, 25.650 euro da “Italferr spa”. Il 30 maggio 2005, 27.750 ancora da “Italferr”. Il 22 settembre 2006, 36.400 euro dalla “Sac”, Societa’ appalti costruzioni di Emiliano Cerasi. Il 5 aprile 2007, 24.750 euro dalla “Redim” del Gruppo Anemone”. Delle quattro operazioni, una sola era sin qui nota (e per altro era stata a suo tempo “giustificata” dallo stesso Guido Bertolaso): i 24mila euro ricevuti da Anemone nell’aprile 2007. La signora, infatti, di mestiere e’ paesaggista e quel bonifico, segnala il Ros, “risulta corrisposto dal Gruppo Anemone quale compenso per la progettazione preliminare relativa alla sistemazione degli spazi verdi e dei parcheggi del Centro “Salaria Sport Village””.
LA COINCIDENZA CON LE GRANDI OPERE
Più difficile, a quanto pare, trovare una ragione per le altre tre operazioni. Dagli estratti conto non emergono infatti “giustificativi” intelligibili per spiegare gli oltre 50 mila euro ricevuti dalla signora da una societa’ del Gruppo Ferrovie dello Stato. Ma, soprattutto, agli occhi degli inquirenti, appare significativo il compenso ottenuto dalla “Sac”.
La “Societa’ appalti costruzioni” di Emiliano Cerasi non e’ infatti un’azienda qualunque. Scrive il Ros: “Il 25 maggio del 2007, la “Sac” figura in associazione temporanea di imprese con il “Conscoop Consorzio Cooperative Forlì”, cui aderisce la cooperativa “L’Internazionale Coop” di Altamura (Bari), riferibile all’imprenditore Vito Matteo Barozzi, in stretti rapporti le imprese del gruppo Anenome. E questo gruppo di imprese si aggiudica i lavori di restauro del teatro Petruzzelli di Bari per l’importo di 24 milioni 303mila 812 euro”. Ebbene, “in quell’appalto, Angelo Balducci, su proposta dell’allora Capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso, e’ stato nominato Commissario delegato alla ricostruzione del Teatro di Bari”.
Né Bari, sembra un caso. “Il 28 dicembre 2007 – annotano ancora i carabinieri – la “Sac”, in associazione temporanea di imprese con la “Igit spa”, riferibile all’imprenditore Bruno Noni, in stretti rapporti con Diego Anemone, si aggiudica i lavori di realizzazione del Nuovo Teatro di Firenze (parte del programma di Celebrazioni per i 150 anni dell’Unita’ d’Italia) per un importo di 69 milioni e 820 mila euro”. E, guarda caso, “entrambe le gare di appalto (Bari e Firenze) hanno uno stesso presidente di gara: Salvo Nastasi”, direttore generale del ministero dei Beni Culturali ed intimo di Guido Bertolaso.
IL COGNATO DAI FILM ALLE CASERME DEL SISDE
Più di una sorpresa arriva anche dall’analisi degli estratti conto di Francesco Piermarini, il cognato di Guido Bertolaso. Il professionista di 52 anni, cui molti si riferiscono come ingegnere (ma che da una verifica del Ros ingegnere non risulta essere), fino all’aprile del 2004, attraverso la societa’ “Le Grand Bleu”, sembra occuparsi di produzioni cinematografiche. Sappiamo gia’ – e l’informativa del Ros lo documenta – che l’avventura si limita a una sola pellicola – “Il Servo ungherese” – finanziata con il sostegno dei Beni Culturali e sostenuta dalla “Medusa” del Gruppo Fininvest: “Il 24 settembre 2003 risulta a favore di Piermarini Francesco su conto Bnl (…) un bonifico di 120mila euro per “diritti film”. Il 25 novembre dello stesso anno, un bonifico di 50mila euro, “per anticipo fattura””. E sappiamo anche che Francesco Piermarini lavorera’ nei cantieri del G8 della Maddalena.
Quel che non sapevamo e che scoprono il Ros e la Guardia di Finanza e’ che, nel 2005, il cognato del potente capo della Protezione civile viene tirato dentro da Diego Anemone (con cui i rapporti sono di tale familiarita’ che, nel 2009, da lui acquista una Bmw usata) nei lavori di ristrutturazione della ex caserma Zignani, individuata dal Sisde come nuova sede del suo reparto “Roc”. “Il 26 ottobre 2005 – annota infatti il Ros – la “Anemone Costruzioni” incarica con apposita lettera di conferimento di incarico professionale, Francesco Piermarini di provvedere alla “supervisione e revisione della contabilita’” dei lavori di ristrutturazione della Caserma Zignani per un compenso convenuto di 35mila euro, corrisposto, a fronte di fattura, con due assegni bancari, di 12mila e 23mila 920″.
PRESTAZIONI NON DOCUMENTATE
Sembra tutto regolare. Sembra. Perché – si legge ancora nell’informativa – di fronte alle spiegazioni sul lavoro svolto offerte dal cognato di Bertolaso (“Mi sono adoperato a contattare vari istituti di credito per reperire le migliori condizioni per l’eventuale finanziamento delle commessa”), la conclusione investigativa suona tranchant: “Le prestazioni rese da Piermarini non appaiono idoneamente documentate”.
Al contrario della sua consulenza fiorita, tra il 2008 e il 2009, all’ombra di una delle tante emergenze italiane: 67mila euro (anche questa sin qui ignota) per lavorare con il “Commissario Delegato per l’emergenza nella Laguna di Marano Lagunare e Grado” (Friuli). Un’avventura in cui figura anche (ma forse e’ solo una coincidenza), anche Gianfranco Mascazzini, quale presidente del Comitato Scientifico di supporto al Commissario delegato. Quello stesso Mascazzini arrestato nei giorni scorsi a Napoli nell’ultima inchiesta sulla monnezza napoletana.