Fisco: stop all’esenzione ICI per la Chiesa Cattolica

Per l’Unione Europea illeciti gli aiuti statali. Ai comuni il compito di censire gli immobili.

Il 26 dicembre 2010 e’ stato reso pubblico uno studio del PD sul federalismo fiscale. Dai dati forniti sara’ proprio L’Aquila la citta’ capoluogo più penalizzata d’Italia. Una perdita di risorse del 66%, con i cittadini aquilani che dal 2014 pagherebbero 188 euro di IMU (Imposta Municipale Unica), mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro.

Ma la bozza del decreto sul federalismo fiscale, approvata ad agosto 2010 dal governo, riserva delle novita’ anche per l’attuale esenzione dall’ICI per i beni della Chiesa, prevedendone il pagamento dal 2014.

Fino ad ora l’esenzione deriva dal Dlgs 504 del 1992, e da un atto del governo Prodi del 2006, che ne ha corretto uno precedente del governo Berlusconi del 2005, mantenendo l’esenzione per gli immobili dalle finalita’ “non esclusivamente commerciali”.

Con la fine dell’esenzione, sul suolo italiano sarebbero migliaia gli immobili tassabili di proprieta’ di istituti religiosi ed ecclesiastici. (case di cura, scuole private, nidi, case di riposo e di accoglienza, alberghi, …). Decine di milioni di euro che potrebbero entrare nelle casse dei comuni che in alcuni casi, per lo stesso decreto sul federalismo fiscale, vedrebbero diminuire consistentemente le risorse (circa 26 milioni di euro in meno per L’Aquila).

E toccherebbe proprio ai comuni censire puntualmente tutti quegli immobili che, non essendo mai stati tassati, dovrebbero andare ad aggiornare le banche dati dei contribuenti. Un lavoro meticoloso, ma che forse potrebbe essere semplificato in una citta’ devastata dal terremoto, la cui ricostruzione richiede una mappatura completa delle abitazioni, stato di agibilita’, e spesso tipologia d’uso per l’accesso ai contributi statali.

Altro compito che il comune dovrebbe svolgere da subito, se gia’ non assolto, e’ di recepire il contenuto di alcune circolari, ad esempio la numero 2/df del 2009 dell’agenzia delle Entrate, che ha chiarito il concetto di “non esclusivamente commerciale” riferito agli immobili che avrebbero attualmente diritto ad esenzione. Ciò eviterebbe eventuali dispute con la curia, che a L’Aquila ha interessi patrimoniali ed attivita’ in essere per la ricostruzione tali da far impallidire la Struttura Tecnica di Missione.

E se può sembrare anomala la decisione del governo sui privilegi alla chiesa, in realta’ i motivi della cessazione derivano, oltre che da possibili esigenze di bilancio, da un’inchiesta dell’Unione Europea sugli aiuti dello stato italiano alla chiesa cattolica. L’articolo n.5 del decreto sul federalismo fiscale che introduce l’IMU, imposta che inglobera’ l’ICI, va a cancellare alcune esenzioni fiscali, tra le quali quelle comprese dalla lettera “i” della 504 del 1992 (legge istitutiva della tassa sulla casa) che contempla i soggetti “destinati esclusivamente allo svolgimento di attivita’ assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive”.

L’esenzione resterebbe valida per i fabbricati destinati esclusivamente per l’esercizio del culto (le chiese) e le loro pertinenze (i chiostri, il sagrato o la canonica), le parrocchie e gli immobili utilizzati per i servizi sociali in convenzione (centri di assistenza e volontariato), oltre ai fabbricati della Santa Sede previsti dal Concordato (trattato lateranense del 1929)

In questo modo, riguardo la procedura avviata ad ottobre 2010 dalla UE per gli aiuti illegittimi alla chiesta cattolica, ed inizialmente contestata dal governo, resterebbe da valutare la parte che riguarda l’esenzione del 50% delle imposte sui redditi (IRES) per le centinaia degli enti ecclesiastici attivi nella sanita’ e nell’istruzione e quella che chiede la cancellazione dell’articolo 149 (quarto comma) del Testo unico delle imposte (TUIR), che riconosce agli enti ecclesiastici lo status di enti non commerciali, norma in virtù della quale accedono ai benefici fiscali.

Con lo stato italiano che dovrebbe anche recuperare subito una parte dei soldi non versati dagli enti che sono oggi registrati al fisco, meta’ dei quali derivano proprio dai mancati pagamenti dell’Ici.

Per tutti i fabbricati della Chiesa non registrati, possibilita’ concessa dall’attuale esenzione ICI, scatterebbe l’obbligo di registrazione per il pagamento dell’IMU, con maggiori possibilita’ concesse ai comuni per scovarli rispetto a quanto concesso dall’attuale legislazione.

Il comune dell’Aquila, in attesa di una conferma sull’attuale impostazione del federalismo fiscale, deleteria per la citta’, dovra’ comunque essere in grado di sfruttare nei tempi dovuti la fine dell’esenzione, per la quale sembrano esserci poche speranze per il governo italiano di opporsi alle richieste dell’Unione Europea.

Patrizio Trapasso