“Quando c’é il terremoto, la gente prende la valigia e se ne va da casa, in un prato, in un campo, insomma si allontana. Lo sanno, che questa e’ una zona sismica. Questi ragazzi se ne sarebbero andati, ne abbiamo le prove specifiche e le porteremo al processo, e non sarebbero morti”. Lo ha detto il procuratore capo dell’Aquila, Alfredo Rossini, al termine della prima udienza preliminare sulla commissione Grandi rischi, il filone più importante della maxi inchiesta sul terremoto.
Per questo caso la procura ha indagato sette persone, tra cui i vertici dell’Ingv e della protezione civile nazionale, con l’ipotesi di reato di disastro colposo. “Quello che invece sembra sia avvenuto – ha aggiunto parlando della Grandi rischi – é che questi professori che hanno fatto questi studi hanno detto no, no, potete tornare a casa. Queste persone singolarmente sono testimoni nel processo: non e’ una cosa teorica, abbiamo la prova che sarebbero andati via e non sarebbero morti. Per questo noi procediamo – ha continuato -, non perché diciamo che i terremoti sono prevedibili o non prevedibili. Ci sono testimoni, genitori e altri, che deporranno in questo processo, ed e’ su questa base che li abbiamo rinviati a giudizio”. “Abbiamo sempre detto che entro un anno avremmo portato le persone davanti ai loro processi. In questo dicembre completiamo sostanzialmente l’inchiesta della procura della Repubblica e la portiamo davanti ai giudici e sentiremo le loro decisioni, non e’ che possiamo condannare noi qualcuno”.
Lo ha detto il procuratore della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, nel fare il punto sulla maxi inchiesta sul terremoto. “Va sottolineata – ha continuato Rossini – la grande civilta’ degli abruzzesi. Per la strada mi fermano e mi ringraziano per quello che stiamo facendo, ma nessuno ha mai espresso propositi di ‘vendetta’. Vogliamo solo sapere come sono andate, le cose, che e’ successo, – ha concluso Rossini – e se per caso ci sono responsabilita’, quello che prevede la legge”.
MOMENTI DI TENSIONE TRA LEGALI E FAMILIARI VITTIME
Nonostante non si sia entrati nel merito, l’udienza preliminare sulla commissione Grandi Rischi, ha vissuto momenti di tensione in quanto mentre il giudice per l’ udienza preliminare, Giuseppe Grieco, invitava alla serenita’ i familiari delle vittime hanno contestato il comportamento dei legali degli indagati accusandoli di voler fare “melina”. Gli stessi legali si sono poi scontrati con il pubblico ministero Fabio Picuti, sulla data della prossima udienza che alla fine e’ stata decisa per il 26 febbraio.
Il rinvio e’ stato deciso per la mancata notifica ad uno dei sette indagati,Claudio Eva, parte di uno dei filoni più importante dell’ inchiesta sul terremoto. Interrogato dal Gup, infatti, l’avvocato di Eva, l’ex ministro della Giustizia, Alfredo Biondi, ha spiegato di non essere in condizioni di sapere se il suo assistito avesse ricevuto o meno la notifica. “Non posso disporre io”, ha detto. A quel punto il rinvio e’ stato inevitabile.
“Non e’ pedanteria, ma rischiamo una nullita’”, ha ricordato il Gup, che ha anche disposto il rinnovo della notifica tramite la polizia giudiziaria. Al momento di decidere la data, l’avvocato Biondi ha segnalato una richiesta specifica, quella di “fissare la prossima udienza a quando sara’ stata decisa l’ altra questione per un’unicita’ di valutazione”.
L’ “altra questione” sarebbe l’udienza del 2 febbraio per l’ opposizione alle archiviazioni chieste dal Pm. Paventato anche l’ accorpamento dei diversi mini procedimenti a quello principale. In tal senso, Biondi, ha sottolineato che “il processo e’ gia’ una pena”, citando il giurista Francesco Carnelutti. Ma a quel punto uno dei familiari delle vittime ha sbottato: “Anche per chi e’ morto, e voi dovete avere rispetto”. A quel punto l’avvocato di Enzo Boschi, Marcello Melandri, ha affermato: “Ancora non cominciamo e gia’ ci contestano”, mentre il Pm Picuti invitava a fare silenzio. L’intervento del Gup Grieco ha riportato la calma.