”Non sono bastati venti mesi e 49 milioni di euro per riportare a regime l’ospedale ‘San Salvatore’. Nessuno si preoccupa di reinserire nella struttura ospedaliera il centro trasfusionale, ancora sistemato in precarie condizioni di lavoro in un container quasi da terzo mondo”. A lanciare l’allarme Roberta Galeotti, presidente dell’Avis comunale L’Aquila.
”Gia’ da qualche tempo – spiega meglio – l’Associazione opera in modo saltuario sul territorio con un’autoemoteca attrezzata per la raccolta del sangue e del plasma, in appoggio dall’Avis di Pescara.
E questo perche’ la sede provvisoria e precaria del Sit, posta all’esterno degli immobili ospedalieri, in un container, non e’ spesso nelle condizioni di ricevere ed accogliere i donatori, soprattutto per l’inadeguatezza della sede e per la totale assenza delle misure di riservatezza, malgrado la completa abnegazione del primario Luigi Dell’Orso e degli addetti ai lavori”. La Galeotti descrive il container: ”Quattro metri per quattro, con poche postazioni su cui si effettuano prelievi e donazioni, in un unico ambiente in cui convivono il primario, i medici, gli infermieri e i donatori. Una sola, piccola, area in cui vengono svolte pratiche amministrative, prelievi e colloqui conoscitivi con i potenziali donatori”. La presidente Avis L’Aquila dice di avere ”l’impressione che la conduzione dei lavori, fortemente rallentata, stia creando l’opportunita’ di nuovi ‘scippi’, con il trasferimento altrove del centro trasfusionale, che comporterebbe gravi ripercussioni sul territorio e disagi che si andrebbero a creare ai pazienti”.
”In questo modo – denuncia – si scoraggiano decisamente tutti quei cittadini, specialmente giovani, che vorrebbero contribuire a donare, ma che in condizioni cosi’ disagevoli non sono incentivati”.
”L’Avis – conclude la Galeotti – si augura e sollecita in tal senso, la direzione ospedaliera affinche’ porti a termine i lavori del settore con la massima urgenza che il caso richiede, data la delicatezza della materia, restituendo serenita’, operativita’ e fiducia nelle istituzioni ai donatori, ai pazienti e agli operatori sanitari”.