Questo articolo andrebbe integrato con le dichiarazioni di Chiodi e Cialente di ieri, alla Guardia di Finanza, al cospetto del premier Berlusconi. Tuttavia, dopo averle lette, e maldigerite, l’unico evento che vorrei ricordare e’ la Manifestazione Nazionale del 20 novembre 2010, a L’Aquila, ore 14.00. NON MANCATE. L’AQUILA chiama ITALIA.
Alcune settimane orsono ho incontrato una giornalista romana di Radio Rai. Era a L’Aquila per un servizio e non ancora ben informata sulla reale situazione della citta’. Le ho chiesto che idea si fosse fatta, quale tematica l’avesse colpita dalle informazioni a disposizione. Nella risposta, metteva in risalto la conflittualita’, lo scambio di accuse fra gli istituzionali deputati alla ricostruzione della citta’.
Sono passate alcune settimane, appunto, e di miglioramenti nemmeno l’ombra, al punto che non solo gli italiani continuano a ignorare cosa stia succedendo a L’Aquila, ma gli stessi aquilani non sanno più cosa pensare, a meno che non vivano in prima persona i disagi reali del post-terremoto.
Chi si fosse sintonizzato sulla trasmissione Mediaset “Mattino Cinque” nei giorni scorsi, avrebbe potuto ascoltare il commissario delegato per la ricostruzione, Gianni Chiodi, affermare con sicurezza . “Sono pronto a staccare assegni per due miliardi e mezzo di euro, ma tutto dipendera’ dalla capacita’ progettuale e di spesa dei soggetti attuatori”, attribuendo buona parte dei ritardi nella ricostruzione ai comuni, in particolare quello dell’Aquila, “che ancora non presentano i piani di rifacimento dei centri storici. Una prerogativa che e’ stata definita dalla legge. I soldi ci sono e le cose fatte all’Aquila sono state riconosciute dal mondo intero. Solo il centrosinistra, in Italia, non le vede. Sulla polemica dei fondi, che esiste da sempre, il governo ha stanziato in contanti, liquidi, un miliardo di euro, a cui si aggiungono i due miliardi per la Cassa depositi e prestiti: di questi ne sono stati utilizzati solo 500 milioni”. Vista da Chiodi, per la ricostruzione ci sono quindi fondi subito disponibili pari a 2 miliardi e mezzo di euro, e con “la ripresa che procede in forma dinamica, con 12 mila cantieri aperti”, con una risposta del governo nazionale alla tragedia che ha colpito L’Aquila che “e’ stata straordinaria”.
La risposta del sindaco Massimo Cialente arrivera’ il giorno dopo, “Senza alcuna polemica”. Rimessi gli abiti professionali indica di voler delineare una “diagnosi precisa” per individuare una “terapia idonea”. “Proprio ieri sera – riferisce Cialente – ho avuto una lunga riunione con lo stesso Chiodi e con il vice commissario Cicchetti, ai quali ho esternato le mie grandi preoccupazioni per il fatto che la ricostruzione post-sisma e’ ormai bloccata da mesi. Ed io stesso ho sottolineato quanto sia assurdo e immorale che all’Aquila siano arrivati i primi fondi per la ricostruzione delle abitazioni, degli edifici pubblici, degli alloggi popolari e dei sottoservizi, ma che non siamo in grado di poterli spendere, mentre, nel frattempo, le imprese che stanno ultimando i lavori di riparazione sugli edifici classificati B e C, quelli meno danneggiati, sono costretti a licenziare gli operai per mancanza di committenze”.
Indicando le problematiche che ostacolerebbero il processo di ricostruzione, dal prezzario per la ricostruzione alle regole da applicare agli indennizzi per la ricostruzione delle abitazioni private, il sindaco ritorna sul “problema grave della governance nella fase di ricostruzione”, ribadendo “la necessita’ di tornare a lavorare insieme, riconoscendo il ruolo centrale degli enti locali nei processi di ricostruzione, sul modello del Friuli”. Cialente concludera’ chiedendo che siano dette “come stanno le cose in maniera precisa perché, lo ripeto, solo diagnosi precise portano a terapie efficaci”.
Fossimo in campagna elettorale, e forse gia’ lo siamo, ascoltare queste dichiarazioni sarebbe nella norma. Nell’epoca del post-terremoto, dopo 19 mesi, sembra ancora di vedere due giocatori di calcio, che hanno sempre avuto una palla sferica da controllare, ed evitando di usare le mani per mandarla avanti. Ora si ritrovano una palla ovale, da prendere con le mani e rilanciare, gettarsi nella mischia con tutta la squadra, fare un fronte comune alle avversita’ e difficolta’ del nuovo gioco, qualunque sia la squadra avversaria. Solo che ad ogni lancio che gli arriva, un pò perché non abituati, un pò perché forse ritengano che questa palla così strana possa essere anche “avvelenata”, o gli sfugge o cercano di rinviarla subito al mittente.
Nel frattempo, c’e’ sempre qualcuno che ogni tanto cerca di ricordargli alcune regole del gioco, che la meta diventa sempre più un’utopia totale procedendo con queste modalita’, come gli Ordini degli Ingegneri ed Architetti. Mentre aziende in conclamata difficolta’ magari si interrogano, ascoltando le parole del commissario delegato, sui motivi dei loro problemi, dato che sono disponibili ben 2,5 miliardi di euro La messa in liquidazione della Cosbau, la più grande imprese edile del Trentino, ha ad esempio trascinato nelle sabbie mobili una trentina di imprese fornitrici. Artigiani, ma anche imprese di una certa consistenza che hanno lavorato soprattutto alla ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila e ancora aspettano di essere pagati.
E si interrogano tutte le aziende in attesa di pagamento, i privati che non ricevono ancora dal comune il contributo diretto, scelto per la ricostruzione delle abitazioni. Si interrogano i cittadini che attendono il rimborso dei traslochi, o dei beni persi, o che vedono fermi al mese di giugno, a L’Aquila, il pagamento del contributo di autonoma sistemazione.
Si interrogano i cittadini che non riescono ancora ad avviare i lavori per un’abitazione classificata E, o gli abitanti del centro storico, che dalle notizie che ricevono quotidianamente non sanno più non solo quando riavranno la loro abitazione, ma iniziano a chiedersi SE la ricostruiranno, ed il contributo che potrebbe essergli richiesto in alcuni casi.
Poi guardi gli spalti, con gli spettatori, che continuano a non capire cosa stia succedendo. È un gioco che li appassiona sempre meno, iniziano ad abbandonare lo stadio, che diventa sempre più vuoto. E sul campo, un’intera squadra che attende, pronta a fare mischia, ma lasciata da parte, con la palla che continuando a sgusciare non arriva mai nella loro direzione.
Qualcuno dovrebbe spiegare che in questo gioco, con la palla ovale, se ti becchi una gomitata, cadi a terra, e sanguini, dovresti alzarti, farti medicare ed essere di nuovo pronto a fare mischia. Qualcuno dovrebbe spiegare che c’e’ chi tira quella palla ovale, ma c’e’ chi la difende e chi, con non poche difficolta’, dovrebbe portarla fino alla meta.
Ricevere uno sgambetto, simulare platealmente un colpo, per rialzarsi pimpanti avendo ottenuto l’agognato calcio di punizione, essere prime donne senza accompagnatori, e’ un altro gioco, che si svolge su altri campi, in altre citta’.
E intanto c’e’ chi si prepara, fuori dallo stadio, a tutt’altra partita per evitare i play out, il 20 novembre 2010, ore 14.00, a L’Aquila.