Non ci sono i soldi per il rimpatrio della salme e per il funerale dei due lavoratori indiani morti a Lucoli, comune alla periferia dell’Aquila, l’altro giorno. Un terzo, sopravvissuto, e’ invece rimasto senza tetto.
Per questo Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione comunista, ha scritto una lettera ai presidenti della Giunta e del Consiglio regionale d’Abruzzo, invitando le istituzioni a farsi carico della situazione ”altrimenti la solidarieta’ e’ una parola da cancellare dal vocabolario della lingua italiana”.
”La morte causata dalle esalazioni di monossido di carbonio dei due panettieri indiani ha ricordato per alcune ore all’opinione pubblica nazionale e regionale che centinaia di migliaia di immigrati lavorano onestamente nel nostro Paese in condizioni e per retribuzioni che spesso non consentono neanche una sistemazione abitativa dignitosa e sicura – si legge nella missiva di Acerbo – Credo che sia dovere delle istituzioni regionali fare si’ che, almeno da morti, questi lavoratori siano trattati con il rispetto a cui ha diritto ogni essere umano”.
”Penso che la Regione Abruzzo sia nelle condizioni di provvedere alle spese relative alle esequie e al rimpatrio – osserva il Consigliere Prc – o che possa comunque chiedere l’intervento della Struttura per la gestione dell’emergenza.
Non sara’ inoltre difficile verificare – conclude Acerbo – la disponibilita’, a Lucoli o in altri comuni vicini, di un Map inutilizzato che possa ospitare il lavoratore sopravvissuto”.