Il monossido di carbonio (CO) e’ un gas incolore, inodore, insapore, e velenoso; l’assenza di caratteristiche organolettiche lo rendono un killer pericoloso e silenzioso. Per quanto se ne parli, si ritiene spesso erroneamente che l’assenza di odore di gas rappresenti sempre una condizione di sicurezza. Inoltre i primi sintomi vengono spesso ignorati in quanto l’esposizione a monossido di carbonio non da’ inizialmente segni evidenti.
Le persone presenti in un locale chiuso che si va saturando di CO, anche ammesso che per un qualche presentimento sentano che qualcosa di insolito stia loro succedendo, non hanno la chiarezza di dover reagire. Questo perché, i primi sintomi da intossicazione da CO sono generici: un leggero mal di testa, un po’ di affanno, sensazione di vertigini, uno stato di confusione mentale, generici disturbi alla vista, nausea, vomito. Disturbi tutti che, nel loro complesso, sono anche associabili e riconducibili a diverse e comuni cause.
L’avvelenamento da monossido di carbonio può avvenire per cause accidentali (scaldabagni, stufe, impianti di riscaldamento difettosi, locali con camini e stufe a legna non sufficientemente ventilati) che si producono soprattutto nei mesi invernali perché legate al maggior utilizzo di tali impianti.
Ed e’ quello che e’ capitato a due operai di origine indiana, di 55 e 58 anni, in regola con il permesso di soggiorno, che lavoravano nella panetteria del paese. L’allarme e’ stato dato un terzo straniero che viveva con i due in un appartamento adiacente alla canonica della parrocchia del paese, nella frazione di Sant’Andrea nel Comune di Lucoli (L’Aquila).
Dai primi accertamenti la morte sembrerebbe essere causata dalle esalazioni di monossido di carbonio sprigionatosi da una stufetta utilizzata per il riscaldamento.
Sul posto e’ intervenuto il personale medico del 118 ed i carabinieri della stazione di Lucoli.