Appalti G8 e Ricostruzione: Rossini, non chiameremo più nessuno

Noi non chiameremo più nessuno. Se gli indagati lo richiedono e’ un altro discorso, in quel caso noi li ascolteremmo perché questo e’ l’atteggiamento della Procura, altrimenti non abbiamo bisogno di sentire nessuno”.

Così il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Alfredo Rossini, chiude il discorso sul nulla di fatto della giornata di interrogatori di lunedì scorso quando non si e’ presentato nessuno dei tre indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il G8 dell’Aquila e per la ricostruzione post terremoto.

Il procuratore aveva convocato i tre indagati il parlamentare Denis Verdini, uno dei coordinatori nazionali del Pdl, l’imprenditore aquilano Ettore Barattelli, 42enne presidente del Consorzio Federico II, e l’imprenditore Riccardo Fusi, presidente dimissionario della Btp, azienda che insieme alla famiglia Barattelli e alle altre due imprese aquilane Vittorini Emidio e Marinelli-Equizi, fa parte del Consorzio Federico II. Rossini ha ricordato che l’interrogatorio “é anche uno strumento per la difesa perché permette di spiegare e fornire indicazioni per chiarire le posizioni degli indagati, vista la situazione che si e’ creata andiamo avanti senza interrogatori”.

Tra gli indagati l’unico che potrebbe chiedere di essere ascoltato e’ Barattelli dal momento che l’imprenditore non si e’ presentato per seri motivi familiari legati alla grave malattia che ha colpito la madre. L’imprenditore, che si e’ reso pubblicamente disponibile ad essere interrogato nel giro di una settimana, si era gia’ presentato spontaneamente davanti ai giudici.

Il consorzio, costituito dopo il terremoto per aggiudicarsi appalti, ha vinto commesse legate all’emergenza e alla ricostruzione. Secondo l’accusa gli imprenditori si sarebbero aggiudicati appalti e cercato di averne altri fidando anche sull’intercessione di amicizie politiche di rilievo. Barattelli, Fusi e Verdini sono indagati con l’ipotesi di reato di abuso d’ufficio, ma le indagini della procura distrettuale sono tese a provare la corruzione nell’ambito di presunti favori ottenuti nell’aggiudicazione di lavori all’Aquila.