Cricca abruzzese: la procura chiede al Gip la libertà per gli indagati

La Procura della Repubblica dell’Aquila ha chiesto al Gip del Tribunale del capoluogo, Marco Billi, la liberta’ per quattro dei cinque indagati sottoposti a misure cautelari di diverso tipo nell’inchiesta su presunte tangenti per la ricostruzione post sisma dell’Aquila, che ha determinato le dimissioni dell’assessore regionale abruzzese Daniela Stati, raggiunta dall’interdizione dai pubblici uffici e quindi costretta a lasciare l’esecutivo. L’istanza e’ stata inviata dal Pm Antonietta Picardi, in fase di conclusione delle indagini, 26 giorni dopo l’attuazione delle misure cautelari nei confronti di quattro dei cinque indagati. Per il Pm non ci sono più le esigenze di misure cautelari, non essendovi più il pericolo di inquinamento delle prove.
Il Gip potrebbero decidere anche domani o martedì. I quattro indagati sottoposti a misure cautelari sono Ezio Stati, padre di Daniela, ex capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale abruzzese, prima finito in carcere poi ai domiciliari; il medico e imprenditore Vincenzo Angeloni, ex parlamentare di An poi di Fi, anch’egli prima in carcere e poi ai domiciliari; Sabatino Stornelli, amministratore delegato di Selex Service Management, societa’ di Finmeccanica, con obbligo di dimora a Roma (con ricorso pendente al tribunale del Riesame); Marco Buzzelli, compagno di Daniela Stati, che si trova ai domiciliari ad Avezzano. Per Daniela Stati, la quinta indagata, le dimissioni da assessore avevano fatto cadere l’interdizione dai pubblici uffici. Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero fatto pressioni per far avere alla societa’ pubblica Abruzzo Engineering (le cui quote sono al 60% della Regione Abruzzo, al 30% di Selex, al 10% della Provincia dell’Aquila) una commessa di un milione di euro. Le pressioni sarebbero state esercitate dietro regalie: un televisore per Ezio Stati, un anello con diamante per la figlia Daniela, una consulenza e una macchina di grossa cilindrata (Audi A4) per Buzzelli. “Il Pm – spiega l’avvocato Alfredo Iacone che, insieme ad Antonio Milo, rappresenta quattro dei cinque indagati – ha terminato le indagini e per questo ritiene che non siano più necessarie le misure cautelari per gli indagati, adottate per il presunto pericolo di inquinamento delle prove”.