A Pompei c’e’ il Vesuvio, un motivo sufficiente per il governo per affidare alla Protezione Civile i lavori presso gli scavi archeologici, con la logica della gestione in emergenza che supera le leggi e il controllo della Corte dei Conti.
Seguendo lo stesso ragionamento anche la Ricostruzione dell’Aquila potrebbe essere gestita dalla Protezione Civile, essendo una zona soggetta a terremoti e con un’attivita’ sismica ancora in atto. E così potrebbe essere per buona parte dell’Italia.
Una motivazione talmente puerile che la Corte dei Conti e’ intervenuta nuovamente contro questa gestione allegra della finanza pubblica. Pur non avendo gli strumenti per porvi rimedio, a fatto ed appalti ormai assegnati.
Ma sui lavori eseguiti a Pompei aleggia anche un mistero su alcuni crolli, avvenuti il 15 o il 18 gennaio 2010. Il crollo sarebbe stato causato da lavori frettolosi alla “Casa dei casti amanti”, ordinati dal commissario straordinario Marcello Fiori in vista di una imminente visita del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
L’inaugurazione anche solo parziale della «Casa dei casti amanti» avrebbe acceso i riflettori sul governo e sulla Protezione civile, benché gli scavi e la messa in sicurezza del luogo fossero iniziati oltre dieci anni prima. Marcello Fiori fu portato alla ribalta da Francesco Rutelli che lo volle suo vicesindaco, divenuto rappresentante del governo nell’Evento giubileo del 2000 – successivamente coordinatore delle esequie di Giovanni Paolo II (costo di 4 milioni di euro). Nel 2001 e’ passato alla Protezione civile di Bertolaso, dove si e’ occupato della realizzazione dell’inceneritore di Acerra – compare anche nell’inchiesta documentario «Una montagna di balle» che racconta quella vicenda – e del G8 dell’Aquila.
A Pompei, a rovinare il tutto il peso di una gru che avrebbe causato un crollo a catena di 30 metri di muro e di altri 20 metri sottostanti, comprese pareti con affreschi, con probabili danni anche alla «Casa dei casti amanti». La denuncia, a suo tempo avviata da Italia Nostra, avrebbe avuto riscontri tra i lavoratori del sito pompeiano, che hanno chiesto di mantenere l’anonimato poiché gli e’ stato intimato di tacere sui fatti. Anche secondo i dipendenti del Ministero dislocati sul luogo i lavori furono eseguiti «in tutta fretta e senza andare troppo per il sottile», con grande «disinvoltura nell’uso di mezzi meccanici -come gru e scavatori – che in un’area archeologica dovrebbero essere usati con grande cautela». Tutti i condizionali sono d’obbligo, in quanto su questi fatti non c’e’ stata un’informazione mediatica particolare e sono poche le informazioni a disposizione e le iniziative avviate per conoscere con sicurezza cosa sia realmente accaduto.
Come l’iniziativa della parlamentare del Pd Luisa Bossa, ex sindaco di Ercolano, con un’interrogazione al ministro dei Beni culturali Bondi. «La gru utilizzata per i lavori sarebbe stata posizionata male, su una superficie non idonea – ha spiegato a suo tempo la Bossa – Un terreno friabile che sotto la pioggia, ha ceduto facendo crollare trenta metri di muro antico in prossimita’ di via dell’Abbondanza causando danni gravi a resti archeologici ed affreschi».
Non e’ mancata la smentita della Protezione Civile: il direttore degli scavi, l´archeologo Antonio Varone, ha descritto così l’accaduto: «Nei giorni scorsi c´e’ stato un piccolo smottamento che non ha causato danni significativi: e’ franato un terreno nell´insula adiacente a quella della Casa, con il crollo di una parte di muro perimetrale. Siamo intervenuti subito, grazie all´operativita’ del cantiere».
Un mistero che resta, con una stima dei danni indicata in alcune centinaia di migliaia di euro, forse un milione. Comunque sia andata, come per il G8 alla Maddalena ed altri casi documentati (si legga anche “G8 Maddalena: la grande bugia di Bertolaso”), ancora una volta si evidenzia una mancanza di trasparenza nei fatti avvenuti, ed una totale disinvoltura nell’affidamento di attivita’ ad un ente che, come dice il suo nome, dovrebbe occuparsi più di Protezione, e meno di Grandi Eventi ed edilizia.
Sebbene lo scellerato progetto di Protezione Civile S.p.A. sia per il momento accantonato, dopo le indagini avviate a Firenze che hanno evidenziato le azioni della cosiddetta “cricca”, sono infatti ancora in essere i meccanismi ben oliati, e bipartisan, di gestione dei grandi eventi tramite il Dipartimento della Protezione Civile.
E finché esisteranno esisteranno forti interessi a gestire i grandi eventi, e le conseguenze dei disastri naturali, continueranno ad essere in subordine i controlli e i meccanismi di prevenzione, necessari per ridurre gli effetti sempre più devastanti degli eventi naturali.