Si terra’ a dicembre l’udienza preliminare davanti al Gup dell’Aquila per decidere sulla richiesta della Procura sul rinvio a giudizio dei sette componenti della Commissione grandi rischi, indagati per “omicidio colposo plurimo” in quanto, “pur avendo le conoscenze”, non indicarono che si sarebbe dovuto evacuare l’Aquila, sottoposta da mesi a un intenso sciame sismico.
La circostanza emerge da fonti vicine alla Procura; non é stato possibile verificare il giorno dell’udienza nell’ufficio del Gup, dove sulla vicenda viene mantenuto il massimo riserbo anche alla luce della polemiche per le accusa formulate dalla procura aquilana.
Il riserbo e’ caratterizzato dal fatto che agli interessato non e’stata ancora notificata la data. A giudizio del procuratore, Alfredo Rossini, e del suo sostituto, Fabio Picuti, gli scienziati della Commissione grandi rischi – organo consultivo e propositivo della Protezione civile su tutte le attivita’ volte alla previsione e prevenzione delle varie ipotesi di rischio – il 31 marzo del 2009, sei giorni prima della devastante scossa, pur riunendosi all’Aquila per analizzare lo sciame sismico, non attivarono le necessarie misure, perciò suoi componenti avrebbero compiuto “negligenze fatali”.
Gli indagati sono: Franco Barberi (presidente vicario), Enzo Boschi (presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), Bernardo De Bernardinis (vice capo della protezione civile), Mauro Dolce, (responsabile dell’ufficio rischio sismico della Protezione Civile), Giulio Selvaggi (direttore del Centro nazionale terremoti), Gian Michele Calvi (direttore della fondazione ‘Eucentre’) e Claudio Eva (ordinario di fisica terrestre dell’Universita’ di Genova).
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Nella memoria del P.M. allegata, i motivi dell’imputazione: per colpa consistita in negligenza imprudenza, imperizia;
Scarica la memoria del P.M. (documento in formato pdf del 13 luglio 2010)
Sempre dal documento allegato tra l’altro si legge:
“in violazione altresì della normativa generale della Legge n. 150 del 7 giugno 2000 in materia di disciplina delle attivita’ di informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni; effettuando, in occasione della detta riunione, una “valutazione dei rischi connessi” all’attivita’ sismica in corso sul territorio aquilano dal dicembre 2008 approssimativa, generica ed inefficace in relazione alle attivita’ e ai doveri di “previsione e prevenzione”;
fornendo, in occasione della detta riunione, sia con dichiarazioni agli organi di informazione sia con redazione di un verbale, al Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, all’Assessore Regione Abruzzo alla Protezione Civile, al Sindaco dell’Aquila, alla cittadinanza aquilana, informazioni incomplete, imprecise e contraddittorie sulla natura, sulle cause, sulla pericolosita’ e sui futuri sviluppi dell’attivita’ sismica in esame, in tal modo vanificando le finalita’ di “tutela dell’integrita’ della vita, dei beni, degli insediamenti e dell’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da calamita’ naturali, da catastrofi e da altri grandi eventi che determinino situazioni di grave rischio”, affermando che sui terremoti “non e’ possibile fare previsioni”, “e’ estremamente difficile fare previsioni temporali sull’evoluzione dei fenomeni sismici”, “la semplice osservazione di molti piccoli terremoti non costituisce fenomeno precursore” e al contempo l’esatto contrario ovvero “qualunque previsione non ha fondamento scientifico”;
ritenendo che “i forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile il rischio a breve di una forte scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”; ritenendo che “non c’e’ nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento”;
rilevando che “le registrazioni delle scosse sono caratterizzate da forti picchi di accelerazione, ma con spostamenti spettrali molto contenuti di pochi millimetri e perciò difficilmente in grado di produrre danni alle strutture, c’e’ quindi da attendersi danni alle strutture più sensibili alle accelerazioni quali quelle a comportamento fragile”;
qualificando lo sciame sismico che interessa L’Aquila da circa tre mesi come un normale fenomeno geologico; esso “si colloca diciamo in una fenomenologia senz’altro normale dal punto di vista dei fenomeni sismici che ci si aspetta in questo diciamo in questa tipologia di territori che poi, e’ centrata attorno all’Abruzzo però, ha colpito un po’ il Lazio, un po’ le Marche, oscillata diciamo nella zona del centro Italia”;
affermando che allo stato attuale, non vi e’ pericolo, la situazione e’ favorevole perché c’e’ uno scarico di energia continuo, “non c’e’ un pericolo, io l’ho detto al Sindaco di Sulmona, la comunita’ scientifica mi continua a confermare che anzi e’ una situazione favorevole perciò uno scarico di energia continuo, e quindi sostanzialmente ci sono anche degli eventi piuttosto intensi, non sono intensissimi, quindi in qualche modo abbiamo avuto abbiamo visto pochi danni”;
venendo così meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro qualita’ e alla loro funzione e tesi alla previsione e alla prevenzione e ai doveri di informazione chiara, corretta, completa;
cagionavano, in occasione della violenta scossa di terremoto (magnitudo momento MW = 6.3, magnitudo locale ML = 5.8) del 06.04.2009 ore 3,32, la morte di: