Dal centro benessere di Ocre agli alloggi di Scoppito, tutte le mosse dell’aquilano indagato
da ilCentro.it
Dal centro benessere di Ocre lasciato a meta’ alle villette di legno di Scoppito realizzate con tecniche d’avanguardia. I progetti faraonici di Antonio Cerasoli, per tutti Nino, sono sparsi in tutto il territorio. Il filo di Arianna che mira a ricostruire la rete di rapporti intessuta dall’intermediario aquilano, finito nella mega-indagine della procura distrettuale antimafia di Napoli sui legami tra i Casalesi e gli appalti della ricostruzione, porta i finanzieri a Madonna della Strada.
LA TARTUFAIA. Non hanno usato il cane, anche se lì vicino c’e’ una grossa tartufaia, gli uomini delle Fiamme gialle che sono riusciti a individuare, nel territorio comunale di Scoppito, un insediamento abitativo riconducibile direttamente a una delle srl facenti capo a Cerasoli. In particolare, a leggere il cartello dei lavori affisso fuori dal cantiere, si tratta della «Palazzo De Sanctis srl», che qui figura come l’impresa esecutrice delle opere edili. È la stessa societa’ che ha acquisito, dopo diversi passaggi di mano, la disponibilita’ dello storico immobile che s’affaccia sulla piazza principale di San Panfilo d’Ocre, dove Cerasoli voleva realizzare un centro benessere. E dove i lavori si sono fermati giusto un anno fa. E non sono più ripresi. Non e’ questo il solo cantiere nel quale c’e’ dietro la mano di Cerasoli, l’uomo delle coop bianche e dai molteplici interessi imprenditoriali, non solo nel campo dell’edilizia. Oltre a quello di Ocre, anche il Comune di Scoppito ha rilasciato, il 29 giugno 2010, una concessione edilizia. Stavolta, però, non c’entra la beauty farm con sauna, massaggi, aromaterapia, fango e 25 camere da letto. Si tratta, infatti, di tre abitazioni a schiera commissionate da un privato, un commerciante della zona, che ha affidato i lavori a Cerasoli. Il sito dove stanno sorgendo le prime tre villette s’incontra sulla strada per Antrodoco, sulla destra, un paio di curve dopo lo stabilimento farmaceutico della Sanofi Aventis, alla sommita’ di un sentiero non asfaltato con la scritta «strada privata». Le gru sono ferme, ma forse e’ solo per il sabato. Qui i lavori, a quanto pare, stanno andando avanti. Anche se le notizie sul coinvolgimento di Cerasoli nell’indagine su appalti e camorra hanno destato molta preoccupazione e sconcerto anche a Scoppito. Non si sa, a questo punto, se anche questo cantiere sara’ destinato a bloccarsi.
LA PERMUTA. Le case di legno, per ora, sono soltanto tre. E i destinatari sono, allo stato attuale, ben individuati. Ma ben presto potrebbero diventare alneno una ventina. Infatti, secondo quanto si e’ appreso, in ballo ci sarebbe un allargamento dell’insediamento abitativo in una zona limitrofa. Alla base di tutto ci sarebbe, infatti, la permuta di un terreno che avrebbe, come contropartita, la realizzazione di un insediamento proprio di fronte al sito attualmente interessato dal cantiere. Un terreno edificabile, attualmente incolto e non ancora recintato. Un passaggio, questo, che, tuttavia, non sarebbe ancora stato formalizzato nei dettagli. Ora, alla luce dell’indagine della Finanza, anche questo progetto potrebbe subire uno stop imprevisto. Questa, come tutte le altre attivita’ di Cerasoli all’Aquila e nei centri del circondario, sono al vaglio della Finanza, che dopo aver provveduto a sequestrare il conto corrente a lui intestato, sta ricostruendo punto per punto tutti i passaggi di denaro con Gallo, anche attraverso le ditte «Gallo costruzioni srl» e «Palazzo de Sanctis srl». Tanto per fare un esempio, solo in quattro mesi del 2008, si sono registrati passaggi pari a 156mila euro. A queste, poi, si aggiungono altre centinaia di migliaia di euro scambiati tra i due soci in affari. Secondo la Procura distrettuale antimafia di Napoli, Michele Gallo ha nella sua «disponibilita’», e «formale titolarita’», «ingiustificati possedimenti patrimoniali». Pertanto, questi beni sono stati posti sotto sequestro, così come tutte le quote sociali e i beni aziendali di qualsiasi tipo della «Gam costruzioni srl» con sede all’Aquila, fuori Porta Napoli, zona Parco di Sole.
L’ARRESTO MANCATO. Cerasoli, per otto anni (2001-2009) rappresentante legale della Confederazione cooperative italiane-Unione dell’Aquila, per due anni (2006-2008) rappresentante legale dell’istituto abruzzese per la qualita’, azienda speciale della Camera di Commercio, ha rischiato di finire in carcere, schiacciato dalle pesanti accuse dei pm antimafia. Tuttavia, il gip e’ stato di diverso avviso e, motivando la decisione di rigettare la richiesta della misura cautelare del carcere, ha scritto che «emerge in maniera palese l’insussistenza di un grave quadro indiziario in relazione alla posizione di Antonio Cerasoli per il reato di concorso dall’esterno nel clan dei Casalesi». Cerasoli, per il gip, e’ «comparso nell’attivita’ di indagine in esame soltanto ed esclusivamente nella qualita’ di mero prestanome utilizzato in varie e diverse evenienze» da alcuni degli arrestati «in ragione dell’intenso vincolo di natura fiduciaria tra loro esistente». Per il gip del tribunale di Napoli, l’intermediario aquilano, insieme ad altri personaggi, sarebbe rimasto sempre «radicalmente estraneo» agli «intensi vincoli operativi stretti da Michele Gallo, Luigi Pagano e Tullio Iorio con plurimi esponenti del clan dei Casalesi e con personaggi agli stessi strettamente contigui».
FERLA. «L’inchiesta contro i Casalesi dimostra che i controlli funzionano». Così il generale di brigata Nunzio Antonio Ferla, nuovo comandante regionale della Guardia di Finanza, ha commentato gli ultimi sviluppi dell’indagine partita da Napoli e approdata all’Aquila, dove e’ avvenuto uno dei sei arresti e dove vive e opera uno dei 52 indagati.
IL CELLULARE. Cerasoli risulta irreperibile da giorni al telefono. Anche alcuni amici, per comune militanza politica o attivita’ imprenditoriale, hanno tentato, in queste ore, di mettersi in contatto con lui, senza riuscirci. Del resto, la notizia del suo coinvolgimento in un’inchiesta di questo rilievo, che getta ombre sulla ricostruzione dell’Aquila e mette in luce, attraverso le intercettazioni, gli affanni lavorativi di un imprenditore campano e del suo referente nella citta’ devastata, ha suscitato scalpore in citta’. Il telefonino squilla a lungo, poi una voce maschile risponde: «Chi? Antonio Cerasoli? Non c’e’».