Inqualificabile il comportamento di alcuni albergatori.
I terremotati non sono una merce che o si paga o si getta sulla spiaggia con pochi giorni di preavviso. Gli albergatori hanno le loro ragioni, ma avrebbero potuto manifestarle diversamente, ad esempio appoggiando in pieno ed essendo presenti alle manifestazioni degli aquilani, che da mesi continuano a denunciare la disinformazione mediatica sul post-terremoto. Un comportamento che ci auguriamo sia limitato a pochi casi.
Riguardo i soldi, questi ci sono quando si tratta di pagare le autonome sistemazioni. Ci sono per pagare i debiti, che non esistono, lasciati dalla Protezione Civile. Ci sono per pagare gli indennizzi descritti nelle varie ordinanze, dai traslochi ai beni andati distrutti. Ci sono per pagare le imprese che hanno gia’ lavorato. Ci sono per la Ricostruzione, da quella “leggera” (da Berlusconi data come conclusa entro un mese dal sisma) a quella “pesante”, più complessa, onerosa e lunga.
I soldi ci sono. Tranne quando alcuni albergatori, a credito dalla Regione Abruzzo, decidono che i terremotati possono pure dormire sulla spiaggia. Altrimenti rischiano il fallimento, dicono, come se alcune centinaia di terremotati possono ora decidere o meno del fallimento dei loro alberghi. Un chiaro avvertimento a Chiodi ed all’intera Regione, che ricorda le periodiche minacce di licenziamento da parte della Fiat o di altre aziende con attitudini simili.
Avvertimento che però ha ben funzionato, bisogna ammetterlo. Chiodi ci ha pensato un attimo, ed ha concluso che i soldi non ci sono, nemmeno per l’emergenza. E’ il caso che ne parlo a Tremonti, ha concluso. Almeno facesse arrivare questi, così staranno buoni gli albergatori della costa e si può ricominciare col ritornello.
I soldi ci sono. Ma gli aquilani non sanno spenderli.