Assemblea cittadina.
Dovrebbe funzionare che ciascuno, nel caso volesse porre all’attenzione di tutti un problema, dovrebbe non solo illustrarlo, ma poi interessarsene, creare condivisione con altri e, infine, arrivare ad una proposta concreta. Solo lavorando, infatti, si può raggiungere l’obiettivo di portare all’attenzione dei nostri rappresentanti, democraticamente eletti, una proposta.
A volte, spesso, l’assemblea viene presa come valvola di sfogo. Ciascuno porta un problema come se ci fosse tra noi qualcuno che può risolverlo.
Ma e’ interessante ugualmente, per gli spunti che vengono fuori.
Ci vuole impegno, purtroppo tanto. Ma ce lo dobbiamo mettere.
Qui a L’Aquila si lavora molto, spesso siamo delusi. I risultati non arrivano. Ci vuole costanza, controllo, “fiato sul collo” di coloro che promettono.
Stasera e’ avvenuto qualcosa di stranamente concreto, nostalgico, emozionante, che ci ha ricordato da dove veniamo: alla fine dell’assemblea e’ bastato dire «Quatra’, andiamoci a fa un giro pe’ L’Aquila!».
Insieme abbiamo spostato le transenne che ci dividono da lei, la nostra L’Aquila e cantando “L’Aquila bella me’” ci siamo ripresi una citta’ stranamente calda e bellissima.
Due brevi filmati dei cittadini, gli stessi che a Roma sono stati manganellati, che passeggiano nella loro citta’ incerottata, ma ancora inaccessibile, persino militarizzata: abbiamo imparato ad evitare i Check Point!