I danni provocati dal terremoto del 6 aprile a L’Aquila sono ’’proporzionati al contesto italiano’’, una cosa che ’’in California e in Giappone’’ non avrebbe causato quel tipo di danni. Ha detto Andrea Tertulliani, primo ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Danni ’’proporzionati’’, anche se ’’ci si poteva aspettare una migliore performance degli edifici moderni’’ dopo gli anni ’80, ha aggiunto Tertulliani, ipotizzando che la gran parte dei danni e dei crolli nel centro storico aquilano potrebbero essere dovuti a ’’un’amplificazione’’ della scossa avvenuta nell’area dei ’limi rossi’.
Lo studio presentato il 9 giugno da Tertulliani nella sede romana dell’Istituto prende in considerazione 2 grandi aree sulla base della geologia del centro storico aquilano: una costruita sulle ’brecce’ e una sui ’limi rossi’ che e’ l’area ’’nella media di distribuzione dei danni’’ che ha subito ’’piu’ danni di grave entita’’’. Anche rispetto al capitolo dei crolli degli edifici in cemento armato, pari a 16 su un totale di circa 500 presenti nel centro storico, i danni maggiori si sono avuti nell’area dei limi rossi. Infatti, osserva Tertulliani, le costruzioni su un terreno morbido sono un fattore di amplificazione del terremoto. Quanto all’enorme concentrazione di crolli ’’non ci sono elementi per capire la vulnerabilita’ degli edifici’’ anche se si ipotizza una serie di concause, come per esempio, fattori legati a problemi di costruzione piuttosto che di utilizzo di materiali scadenti.
fonte: ANSA