Ancora polemiche e indiscrezioni giudiziarie sulla Commissione Grandi Rischi. Sembra che la Procura stia proseguendo le indagini a livello nazionale. Gli inquirenti puntano a raccogliere, attraverso le interviste rilasciate dai membri della Commissione, i famosi “messaggi rassicuranti” alla popolazione, che costituirebbero il fulcro del teorema accusatorio.
da www.primadanoi.it
Nodo centrale dell’inchiesta potrebbe essere il verbale redatto il 31 marzo, a fine riunione dalla commissione. Ma anche su questo punto ci sono versioni contrastanti.
Come ha raccontato lo stesso Boschi qualche giorno dopo, quando la Commissione viene riconvocata a l’Aquila, «Mauro Dolce, capo dell’Ufficio sismico del dipartimento, mi mostra un testo che riporta in maniera confusa cose dette nella riunione del 31 marzo».
Qualcuno «corregge il testo alla meno peggio e Dolce ce lo fa firmare per “ragioni interne”», salvo poi vederlo pubblicato sui giornali. Soprattutto dopo avere scoperto che il 30 marzo e il 1° aprile «dalla Protezione civile sono stati diramati due comunicati (recanti anche il mio nome) “tranquillizzanti” di cui non sapevo niente».
Allora quando e’ stato redatto realmente quel verbale?
Leggendo quel documento delle «massime autorita’ scientifiche del settore sismico» (così vengono definite nel documento) che dovevano fornire un quadro di quello che stava accadendo e di quello che sarebbe potuto accadere, si scopre che nessuno poteva immagine una scossa devastante.
«I forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi», spiegò Enzo Boschi dell’Ingv, uno dei più aspri oppositori di Giampaolo Giuliani sul tema dei precursori sismici. «E’ improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta».
Sulla stessa linea anche il professor Barberi che parlò di previsioni temporali sulle evoluzioni del sisma «estremamente difficili».
Più cauto il professor Eva che disse che «non e’ possibile affermare che non ci saranno terremoti».
«Si può fare riferimento», disse, «alla conoscenza storica, da cui emerge l’elevata sismicita’ del territorio».
Anche il professor Calvi, però, escluse l’arrivo di scosse «in grado di produrre danni alle strutture» perché si erano registrati forti picchi di accelerazioni ma «con spostamenti spettrali molto contenuti, di pochi millimetri».
Le statistiche alla mano dissero che si prevedeva un lento diminuire dello sciame sismico.
L’assessore alla protezione civile chiese poi se si dovesse dare credito a chi da settimane (si legga Giuliani ndr) diceva di essere in grado di fare previsioni.
Barberi spiegò che la misurazione del radon «e’ un problema molto vecchio, a lungo studiato che non ha portato soluzioni utili».
Ma come hanno raccontato gli stessi protagonisti, in quei giorni concitati furono vari i contatti (soprattutto via email) tra il sindaco Massimo Cialente e Giuliani. Il primo cittadino chiedeva all’esperto di radon di monitorare la situazione, cosa che lui fece.
Il 6 aprile dopo il terremoto la commissione si riunì nuovamente.
Sul verbale non c’e’ riferimento alle previsioni di «improbabilita’» di Boschi ma si dice solo che si conferma «l’impossibilita’ di prevedere l’evento sismico in termini geografici, temporali e dimensionali».
E’ probabile che la Procura voglia esaminare anche le numerose email inviate sempre da Giuliani al sindaco e alla Protezione civile circa i livelli di allarme che si alzavano sempre più.
Email ignorate così come i grafici che dallo stesso Giuliani venivano interpretati in modo univoco ma che la scienza si e’ affrettata a bollare come non attendibili.
Nel suo libro Giuliani però evidenzia, oltre alla sua teoria, fatti inconfutabili ed allarmanti che avrebbero dovuto essere elaborati con maggiore attenzione dalla Protezione civile: una lunga sequela di terremoto a L’Aquila negli ultimi mille anni che si sono ripetuti in media ogni 250 anni. In moltissimi casi le scosse più forti erano precedute da sciame sismico. Proprio come e’ accaduto l’ultima volta quando vi furono 300 morti. Morti per amnesia.
Scarica il verbale della Commissione Grandi Rischi