È di nuovo in movimento la faglia che ha provocato il disastroso terremoto con centinaia di morti nel gennaio 1968 nel Belice. È la stessa faglia “responsabile” di altri terremoti che nell’antichità hanno colpito l’area di Selinunte. Lo hanno accertato ricercatori dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) di Catania e delle università di Palermo, Catania e Napoli. La ricerca è pubblicata sul Journal of Geodynamics. ”I nostri studi arrischiscono il bagaglio sulla pericolosità sismica dell’area del Belice. Si limitano comunque all’esposizione di evidenze di deformazione del suolo, per adesso asismica, che sta interessando, in particolar , l’area tra Castelvetrano e Campobello di Mazara”, osserva Mario Mattia, dell’Ingv di Catania. |
Utilizzando le immagini rilevate dai satelliti radar e dati Gps, negli ultimi tre anni i ricercatori hanno analizzato le caratteristiche della costa a cavallo tra le province di Agrigento e Trapani. In questo modo hanno individuato l’esistenza di un segmento di faglia attiva da Campobello di Mazara a Castelvetrano. “Questa faglia – sottolineano i ricercatori – mostra evidenti segni di movimenti recenti legati a effetti co-sismici o a lente deformazioni legate a fenomeni di scorrimento”.
Uno degli elementi decisivi che ha permesso di evidenziare questo tratto di faglia è stato il taglio netto che attraversa una strada dell’età del bronzo, insieme alle le immagini radar del satellite europeo Envisat, che mostrano la traccia delle faglia in modo inequivocabile, a causa della sua relativamente alta velocità di deformazione. La traccia della faglia è stata seguita anche nella sua prosecuzione a mare e ulteriori indagini hanno confermato sia la presenza della faglia che l’evidenza di deformazioni recenti ad essa collegate. “L’evidenza sia geodetica che geologica di questo tratto di faglia attiva – rileva Mattia – rappresenta l’espressione di una compressione che interessa in modo critico questo settore della Sicilia”.
(ANSA)