Modica, Sicilia – Il bordo orientale dell´area iblea è quello che soffre di più a causa dello scontro tra la placca africana e quella euroasiatica. Uno studio recente rilanciato da Ingv (Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e pubblicato da “Meteo Magazine” riferisce che lo scontro tra le due placche si “fa notare molto nell´area del Plateau ibleo, a Modica nella Sicilia orientale”. I dati sismologici e geodetici, raccolti negli anni, hanno permesso di individuare una fascia compressiva che ad andamento, est verso ovest, si estende nell’offshore siciliano dall’isola di Ustica fino alle Isole di Salina, Lipari e Vulcano. A questa fascia compressiva si contrappongono ben due fasce estensionali: la prima si estende da Cefalù fino all’Etna ed è ben evidenziata da dati sismologici, geodetici e geologici; la seconda è localizzata ad est della fascia compressionale e si estende dal Golfo di Patti lungo tutta la fascia appenninica. |
Per ciascuno di questi esempi, l’origine tettonica è diversa e va valutata caso per caso. Nel caso dell’area Iblea noi riteniamo che la debole estensione osservata sia dovuta ad una flessione della crosta Iblea a seguito della collisione Africa-Eurasia». Lo studio identifica nelle cave, le peculiari formazioni dell´area iblea, il segno distintivo ed apparente dello scontro avvenuto nei secoli e le descrive come “una sorta di canyon, scavato sul tavolato calcareo da un corso d’acqua, molto aiutato dalle già presenti linee di faglia.
Sono i segni dello scontro tra la placca europea e quella africana, in quel punto esatto avviene l’impatto tra le due placche e storicamente sono stati registrati i terremoti più forti dell’intera Sicilia.
Basti pensare alle due scosse del 9 e 11 Gennaio del 1693, le quali furono talmente violente da devastare l’intera Sicilia sud-orientale, radendo al suolo molti centri abitati. I danni arrivarono sino a Palermo, alla Calabria meridionale ed a Malta.”
fonte: corrierediragusa.it