L’AQUILA: SATELLITI HANNO MISURATO LO SPOSTAMENTO DI EDIFICI DURANTE LO SCIAME PRIMA DEL TERREMOTO

(da Rivista Geomedia) Prima del terremoto in Abruzzo del 6 Aprile 2009 alcuni edifici di Onna si sono spostati durante lo sciame sismico e poi sono collassati.

Le misure di questi spostamenti sono state registrate dai satelliti radar dell’Agenzia Spaziale Europea (Envisat-ASAR).

Ad affermare tutto ciò, a seguito dei primissimi risultati ottenuti attraverso l’Interferometria Differenziale SAR (DInSAR) con la tecnica detta dei PS (Persistent Scatterers), è il Dott. Massimo Morigi dell’ISPRA che li ha presentati a Roma il 3 ottobre 2012 durante la Conferenza Internazionale della IEEE First AESS European Conference on Satellite Telecommunication, organizzata dalla ESTEL Conference.

Nell’ambito di uno studio condotto per un Dottorato di Ricerca in Geoinformazione presso l’Università di Tor Vergata, Morigi da due anni porta avanti una ricerca per il monitoraggio degli effetti sugli edifici in muratura ordinaria durante uno sciame sismico.

Studi di questo genere non sembrano essere ancora diffusi per una naturale tendenza del mondo ingegneristico strutturale a voler “misurare con mano” cedimenti e stati fessurativi delle strutture a rischio, reputando quindi una tecnica “indiretta” come quella studiata da Morigi, poco affidabile.

Questo studio potrebbe essere il primo al mondo di questo genere, quindi ci si aspetta che conferme in tal senso possano celermente venire da altri studiosi dello stesso settore.


Massimo Morigi, appartiene anch’egli alla schiera dei ricercatori italiani messi a latere proprio dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale (DPC), insieme a Giampaolo Giuliani (polemicamente contestato da Guido Bertolaso), che emozionati dalle risultanze di misure fisiche effettuate durante lo sciame rappresentavano le uniche voci fuori dal coro durante l’evento del terremoto all’Aquila. Si badi bene che gli studi di Morigi non trattano di “prevedere terremoti” ma di prevenzione e riduzione del rischio tramite analisi di misure fisiche.

Chi ha convinto che tutto ciò era effettivamente ed operativamente monitorabile, afferma Morigi sono le “innumerevoli evidenze scientifiche”, descritte anche durante la sua deposizione come testimone al processo dell’Aquila (quello che ha visto condannata la Commissione Previsione e Prevenzione Grandi Rischi), riportate dai massimi esponenti italiani del settore quali “…ad esempio i prof.ri Prati e Rocca del Politecnico di Milano o il dr. Alessandro Ferretti, Amministratore delegato della Società Spin-off TRE (Tele-Rilevamento Europa) di Milano…”, purtroppo non chiamati a testimoniare durante il processo dopo la testimonianza di Morigi. Ad essi si aggiungono anche “…le risultanze e gli investimenti di altre realtà scientifiche nazionali, quali: l’Agenzia Spaziale Italiana, il Ministero dell’Ambiente, e-Geos (ASI/Telespazio), il Politecnico di Torino, Napoli e Bari e le Regioni Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Campania e il Comune di Roma, oltre i Centri di Competenza nazionali individuati dal Dipartimento della Protezione Civile Nazionale...”.

“Non riesco a concepire”, sottolinea inoltre Morigi,”come sia possibile che tutti questi esperti non abbiano mai applicato tali tecniche per monitorare le strutture a rischio, quali, quelle intrinsecamente vulnerabiliEppure”, continua lo stesso, “l’elenco delle strutture vulnerabili (edifici di culto, storici e strategici, scuole, ospedali e Università), anche dell’Aquila, come di molte altre Regioni, erano note sin dal 1999 ed aggiornate nel 2005 anche dal prof. Mauro Dolce, e la DPC applicava i risultati di tali tecniche sin dal 2004, per comprendere meglio le dinamiche in atto e consentire una migliore gestione delle emergenze, nonché delle grandi opere.
Si riuscì a dimostrare nel 2002, durante un processo a Rovigo (perizia – storia dei cedimenti), oltre gli studi di Camaiore nel 1995 – di via Vigna Jacobini nel 1998 e di Foggia nel 1999, che i dati, acquisiti attraverso queste tecniche, permisero di evidenziare le cause che determinarono le lesioni ad una serie di edifici ed a ricostruire esattamente l’evoluzione del quadro fessurativo strutturale.”

Avendo avuto la possibilità di analizzare questi dati durante lo sciame sismico che ha preceduto il terremoto dell’Aquila ho chiesto a Morigi se avesse effettuato studi anche sulla città dell’Aquila stessa ed in particolare sull’edificio che ha mietuto più vittime ed egli ci ha risposto che “…inizierò tra breve ad analizzare i dati e i grafici dell’area intorno alla casa dello studente, la più colpita, per ora ho concentrato la mia ricerca sulle Città di Onna e Paganica”.

(continua su rivistageomedia.it)