Dal 2010 l’area del Pollino è caratterizzata da periodi di attività sismica frequente intervallati da periodi di relativa calma. In particolare, si è verificata un’intensa attività sismica ad Aprile 2010, a Ottobre 2010 e tra Novembre 2011 e Febbraio 2012. Dopo questo massimo di attività, la sismicità dell’area si è attestata su livelli piuttosto modesti, con pochi terremoti al giorno. Alla fine di maggio 2012 l’attività è ripresa a seguito del terremoto di magnitudo Richter ML4.3 avvenuto il 28 maggio 2012 alle ore 03:06:27 italiane (01:06:27 UTC). L’ultimo evento di magnitudo maggiore di 3.0 è il terremoto ML3.7 avvenuto il 19 agosto scorso alle ore 19:45:08 italiane. Dal 1 gennaio 2010 ad oggi (28 agosto 2012) si sono verificati circa 2190 eventi di cui oltre 2000 di magnitudo minore di 2.0, 171 di magnitudo tra 2.0 e 3.0, 6 di magnitudo tra 3.0 e 4.0 ed uno di magnitudo pari a 4.3, avvenuto il 28 maggio 2012 (Iside, http://iside.rm.ingv.it). |
Inquadramento dell’area, terremoti storici e pericolosità sismica
L’area interessata da tale attività si estende a sud dell’Appennino meridionale e comprende la parte montuosa del Pollino, tra le province di Potenza e Cosenza. L’area è compresa tra due zone ad alta sismicità caratterizzate da forti terremoti storici. A nord, il terremoto più rilevante è quello del 1857 (Mw=7.0), che colpì la Val D’Agri, e a sud i terremoti più importanti, con magnitudo superiore a 6.5, sono localizzati nella Sila. Per quest’area il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11, http://emidius.mi.ingv.it/CPTI11/) riporta eventi con magnitudo Mw inferiore a 6: il terremoto del 1693 di magnitudo pari a 5.7, quello del 1708 con magnitudo stimata 5.5 e l’evento del 1998 di magnitudo pari a 5.6. Questi eventi non hanno prodotto intensità macrosismiche superiori al grado VIII-IX della Scala Mercalli (MCS), come evidenziato dalle storie sismiche di Mormanno, Viggianello e Castrovillari. |
Tutte le conoscenze scientifiche al momento disponibili sono riassunte nella Mappa di Pericolosità Sismica del territorio nazionale (Gruppo di Lavoro MPS, 2004; rif. Ordinanza PCM del 28 aprile 2005, n. 3519, All. 1b; Stucchi et al., 2011) dalla quale si rileva che l’area in oggetto è ad alta pericolosità.
Il fatto che la sismicità storica sia relativamente inferiore a quella di altre zone con la medesima pericolosità sismica costituisce una contraddizione soltanto apparente. Infatti, la pericolosità sismica viene determinata considerando un numero elevato di fattori (GdL MPS, 2004); quello storico è soltanto uno fra i tanti.
Questo video permette di comprendere meglio questo aspetto e fornisce alcune informazioni sulle faglie attive nell’area.
La mappa di pericolosità sismica che individua le aree dove ci si possono attendere scuotimenti sismici di diversa forza, in qualsiasi momento e quindi anche in assenza di sequenze sismiche, è tuttora lo strumento più efficace che la comunità scientifica mette a disposizione per le politiche di prevenzione. La prevenzione, che si realizza principalmente attraverso la riduzione della vulnerabilità sismica delle costruzioni, ovvero il rafforzamento delle costruzioni meno resistenti al sisma, resta la migliore difesa dai terremoti e l’unico modo per ridurne le conseguenze immediate.
Bibliografia
- Gruppo di Lavoro MPS, 2004. Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall’Ordinanza PCM del 20 marzo 2003. Rapporto Conclusivo per il Dipartimento della Protezione Civile, INGV, Milano-Roma, aprile 2004, 65 pp. + 5 appendici.
- Ordinanza PCM 3274 del 20/03/2003. Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione del territorio nazionale e di normative tecniche, G.U. n.105 del 08/05/2003.
- Ordinanza PCM 3519 del 28/04/2006. Criteri generali per l’individuazione delle zone sismiche e per la formazione e l’aggiornamento degli elenchi delle medesime zone, G.U. n.108 del 11/05/2006.
- Stucchi M., Meletti C., Montaldo V., Crowley H., Calvi G.M., Boschi E., 2011. Seismic Hazard Assessment (2003-2009) for the Italian Building Code. Bull. Seismol. Soc. Am. 101(4), 1885– 1911. DOI: 10.1785/0120100130.