Bertolaso allergico alla trasparenza: niente documenti, niente controllo

Articolo da www.primadanoi.it

Avete l’invito? Siete nella lista? Signori, mi spiace qui non si entra. La Repubblica amministrata come un club esclusivo per pochi eletti. Se non sei della cerchia non sai e non puoi vedere lo spettacolo. E che spettacolo.

Bertolaso in versione burocrate lascia un po’ a desiderare sotto il profilo dell’equita’, della giustizia sostanziale e della democrazia partecipativa. Una vera bestemmia in tempi di emergenza aquilana post sisma.
Mentre si attendono risposte che non arrivano sulla gestione degli appalti, sui capitolati, sulla gestione ed i controlli dei subappalti, sui criteri adottati e su altri affidamenti che interessano amministratori o politici che hanno ricevuto commesse dirette o indirette nella ricostruzione, continua la battaglia per l’accesso agli atti della protezione civile.

E non c’e’ nulla che tenga: né le inchieste che stanno dimostrando un presunto malaffare dietro ogni angolo con piccole e grosse operazioni discutibili, né tantissimi segnali e indizi che aumentano i dubbi degli abruzzesi che vogliono sapere ed hanno il diritto di capire come sono amministrati.
Sta di fatto che in otto mesi la Protezione civile e’ riuscita a rigettare tutte le richieste di accesso agli atti su appalti per miliardi di euro affidati con procedura d’urgenza a chiamata diretta e senza gare pubbliche.
Nei mesi si sono messi in fila consiglieri regionali, consiglieri comunali, comuni cittadini e portatori di interessi vari.
La risposta alla visione di documenti e’ sempre stata la stessa: niente da fare.
Un no ben articolato in burocratese con tanto di citazioni di sentenze, interpretazioni di leggi ma sempre per opporre un diniego che diventa ogni giorno più insopportabile ed un affronto a chi vorrebbe solo controllare (poiché il cittadino fino a prossime modifiche risulta ancora essere sovrano).
Oggi e’ la volta dei consiglieri di Rifondazione Enrico Perilli, Luigi Faccia, Luigi D’Eramo, Angelo Mancini che hanno scritto settimane fa alla protezione civile chiedendo l’esibizione di alcuni atti su appalti.
Bertolaso nella sua risposta si lancia in una lezione di diritto amministrativo e spiega la differenza che c’e’ nel diritto di sapere che c’e’ in capo ad un consigliere comunale e quello che invece e’ in capo ad un comune cittadino.
Se il consigliere non deve dimostrare uno specifico interesse perché l’interesse (come per la stampa) e’ insito nella stessa funzione di controllore, per i comuni cittadini invece corre l’obbligo di motivare l’interesse.
«Nella fattispecie», scrive Bertolaso, «trattandosi di atti adottati da un organo dello Stato sono applicabili esclusivamente le norme previste in materia di accesso agli atti» , regolato dalla legge del 1990/241. Così chi si arrischia a chiedere atti (che non sono segreti e dovrebbero essere pubblici non che conosciuti) dovra’ dimostrare l’esistenza di un interesse motivando adeguatamente la richiesta.
A guardia del club hanno messo un cane da guardia feroce e severo che non ammette sbavature.
La risposta fornita ai consiglieri poi ricorda come non sia possibile nemmeno una richiesta di atti generale (l’accesso agli atti «non potendo essere preordinata ad un controllo generalizzato dell’’operato della amministrazione»… non sia mai) per cui se proprio uno volesse mettere il naso nei loro affari dovra’ limitarsi alla richiesta specifica di atti precisi.
Tutto regolare? La protezione civile di sicuro interpreta alla lettera, in maniera molto rigida la lettera della norma, chissa’ però se dopo tutto quanto l’Abruzzo e’ costretto a sopportare c’era bisogno di questa ennesima umiliazione.
La volonta’ di estromettere i cittadini dal controllo generalizzato -che in certi casi e’ fondamentale democrazia- e’ chiara.
«Molti ricorderanno», ha detto oggi Fabio Pelini, segretario provinciale L’Aquila PRC-SE, «la discussione in consiglio comunale durata settimane per fissare i criteri per l’assegnazione degli alloggi del progetto C.A.S.E.: si discusse di nuclei monoparentali, di figli a carico, di disabilita’, di anziani, di reddito, di lavoro, finanche di aquilanita’ e diritti di proprieta’. Dibattito intenso e vivace, peccato fosse anche sostanzialmente inutile, visto che quali siano stati i criteri adottati dal Dipartimento della Protezione Civile per stilare la graduatoria resta tuttora un mistero. Denunciammo fin da subito le palesi incongruenze presenti negli elenchi: decine di codici fiscali (e quindi persone) presenti in più nuclei familiari, assegnatari con casa classificata B, presenza di molti single, mentre famiglie numerose erano rimaste fuori. Chiedemmo la pubblicazione della graduatoria per sgombrare il campo da veleni e sospetti e dare la possibilita’ a tutti – secondo elementari principi di trasparenza – di verificare eventuali errori ed omissioni».
Decine di cittadini chiedevano di esercitare un loro diritto sacrosanto.
«Persino di fronte alla richiesta esplicita di 4 consiglieri comunali», ha aggiunto Pelini, «Bertolaso sceglie la strada di un discutibile distinguo giuridico e dice sostanzialmente che non e’ competenza degli eletti dal popolo ficcare il naso negli atti dello Stato e che nessuno, dunque, lo può giudicare. Roba da terzo mondo. Di fronte a questo muro di gomma, siamo determinati ad andare fino in fondo, anche ricorrendo alle vie legali e portando la nostra protesta sabato per le strade di Roma al “NoBerlusconiDay” per denunciare la protervia di chi vuole ridurci a sudditi».
Che dire invece di un’altra richiesta fatta anche questa volta da un altro consigliere e dove con altre motivazioni (un po’ più grossolane) si impone lo stesso divieto.
Intanto si apre la risposta della protezione civile dicendo che tutti i documenti sono presenti sul sito lasciando intendere ancora una volta che quelle poche cose generiche e filtrate messe sul web siano “la trasparenza”.
Per il resto si fa una gran fatica per preservare documentazione e informazioni sensibili.
D’altronde un club più e’ ristretto più e’… “esclusivo”.