SEQUENZA SISMICA DEL TERREMOTO DELL’AQUILA

Sequenza Sismica al 23 Giugno 2009

Dal sito dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) riportiamo la sequenza che ha interessato L’Aquila.

Il 6 Aprile 2009 alle ore 03:32 la zona de l’Aquila e’ stata colpita da un forte terremoto. La magnitudo della scossa principale e’ stata valutata sia come magnitudo Richter (Ml) 5.8 che come magnitudo momento (Mw) 6.3.

Tre eventi di M>5 sono avvenuti il 6 aprile (Ml=5.8), il 7 aprile (Ml=5.3) e il 9 aprile (Ml=5.1). I terremoti di Ml compresa tra M=3.5 e 5 sono stati in totale 31. Dall’esame dei segnali riconosciuti automaticamente alla stazione INGV MedNet de L’Aquila (AQU, ubicata nei sotterranei del castello cinquecentesco), sono state conteggiate oltre 20.000 scosse.

La distribuzione in pianta delle repliche evidenzia molto bene l’area interessata dalla sequenza sismica che si estende per oltre 30 km in direzione NO-SE, parallelamente all’asse della catena appenninica. La replica più forte, registrata alle 19:47 del 7 aprile, ha interessato il settore più meridionale dell’area, in prossimita’ dei centri di San Martino d’Ocre, Fossa, San Felice d’Ocre, dove erano state localizzate piccole scosse nella stessa giornata. L’evento del 9 aprile di Ml=5.1 e’ localizzato invece più a nord, lungo una struttura di più limitata estensione, sempre parallela alla catena appenninica.

I terremoti della sequenza sono avvenuti principalmente nella crosta superiore, entro 10-12 km di profondita’. Solo l’evento Ml=5.3 del 7 Aprile a SE di L’Aquila ha una profondita’ di circa 15 km. I dati raccolti finora (sismicita’, GPS, SAR, geologia) concordano nell’identificare la struttura responsabile della scossa principale come una faglia con movimento diretto che si estende per circa 15 km in direzione NO-SE ed immersione SO e la cui estensione in superficie si localizza in corrispondenza della faglia di Paganica.

Il danneggiamento nella zona epicentrale e’ determinato, oltre che dalla grandezza del terremoto (e quindi dalla magnitudo) anche dalla direzione di propagazione della rottura e dalla geologia dei terreni. In particolare, i danni maggiori si osservano nella direzione verso cui si propaga la fagliazione (effetto di direttivita’ della sorgente) e vengono amplificati nelle aree dove in superficie affiorano sedimenti  “soffici”, quali depositi alluvionali, terreni di riporto, ecc.

Nel caso del terremoto dell’Aquila, la rottura associata all’evento del 6 aprile si e’ propagata dal basso verso l’alto (quindi verso la citta’ dell’Aquila) e da nordovest a sudest, verso la Valle dell’Aterno.

Per ulteriori approndimenti sui dati INGV relativi al sisma del 6 Aprile, visitare questo link